Il nuovo Presidente della Regione non avrà la maggioranza e si prospetta un Parlamento litigioso. Ecco i numeri della sperequazione tra la Sicilia e la Lombardia

EDITORIALE DI FILIPPO CARDINALE

Oggi, e solo oggi (fino alle ore 22,00), si voterà per l’elezione del nuovo Presidente della Regione e per il rinnovo dell’Assemblea regionale siciliana. Al di là della disaffezione della gente alla politica, un dato già assodato e che non ha bisogno di spiegarne la motivazione perchè in questo esercizio la classe politica è stata davvero un esempio di eccellenza negativo, rimane un ulteriore dato: chiunque vincerà avrà davanti una situazione così drammnatica che non potrà essere risolta da un Governo che non avrà neanche la maggioranza in aula parlamentare.

Il nuovo Presidente della Regione dovrà affrontare emergenze di assoluto rilievo e non avrà il conforto di una maggioranza in grado di approvare quei provvedimenti necessari. Se, del resto, i governi precedenti non hanno saputo affrontare alle radici le garndi questioni che attanagliano la Sicilia pur dispondendo di maggioranza, e talvolta anche ampia, come farà adesso il nuovo Governo che non disporrà di maggioranza? Il nuovo Presidente sarà costretto a questuare voti a destra e a manca. Una prassi che, come noto, porta a compromessi deleteri per una regione prossima al default.

La regione Sicilia, salvo improbabili miracoli, nel 2014 sarà in default. Per essere chiari, come la Grecia. A fine anno la Sicilia avrà un debito di oltre 6 miliardi di euro. Cifra destinata a lievitare parecchio nei prossimi mesi.

Il nuovo Presidente della Regione dovrà avere a che fare con un bilancio gravato da 16.964 dipendenti, 1.818 dirigenti regionali, 15.592 pensioni erogate dalla Regione, 22.500 contrattisti negli enti locali, 8.000 Lsu negli enti locali, 6.125 precari in enti locali e parrocchie, 7.227 addetti alla formazione professionale, 7.000 addetti alle società partecipate. La spesa dell’Assemblea regionale è pari a 160 milioni di euro l’anno.

Pazzesco. Sono cifre insostenibili e si ha l’idea se si confronta la spesa pro-capite con le altre regioni d’Italia.

Il personale regionale costa 346 euro l’anno per ogni siciliano. Al cittadino lombardo costa, invece, 23 euro l’anno.

Ogni deputato regionale costa al siciliano 33 euro, mentre un consigliere regionale lombardo costa al cittadino della Lombardia 6 euro l’anno.

Sono cifre che la dicono lunga sullo stato finanziario siciliano. Ma soprattutto sono cifre che indicano che così non si può andare avanti. Vi è la questione dei forestali. In Sicilia sono 26.593 gli addetti, in Piemonte 404, in Veneto 608. La Sicilia come l’Amazzonia! La Sicilia dovrà fare inversione di rotta subito.

Saprà la nuova Ars far fronte? Mi riesce difficile che il nuovo Parlamento siciliano, composto nella stragrande maggioranza dagli stessi “onorevoli” che hanno “legiferato” fino ad oggi, possa partorire novità, leggi innovative. In Sicilia c’è un bisogno primario: una nuova classe dirigente e politica che vada al pari con un rinnovo di una cultura popolare ancorata ancora all’attesa di assitenzialismo e clientelismo.

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