Passo avanti nelle indagini sulla strage di Via D’Amelio, in cui il 19 luglio 1992 morirono il giudice Paolo Borsellino e cinque agenti di scorta. Il gip di Caltanissetta, su richiesta della Dda nissena, ha emesso un provvedimento di custodia cautelare nei confronti del capomafia, già in carcere, Salvino Madonia, accusato di aver preso parte al summit in cui si decise la morte del magistrato. Provvedimento esteso ai boss Vittorio Tutino e Salvatore Vitale. In carcere è finito anche il pentito Calogero Pulci, accusato di calunnia aggravata.

La Procura  aveva chiesto l’arresto di una quinta persona, indagato per favoreggiamento aggravato, a cui Spatuzza si rivolse per sistemare i freni della Fiat 126, ma il gip ha rigettato la misura.

Borsellino fu eliminato da Cosa nostra perché Totò Riina lo riteneva un “ostacolo” alla trattativa con esponenti delle istituzioni arenatasi “su un binario morto” e che quindi andava “rivitalizzata” con il gesto eclatante della strage. Lo ricostruisce il gip di Caltanissetta, Alessandra Bonaventura Giunta, che ha accolto le richieste della Dda nissena, nell’ambito della nuova inchiesta che ha portato alle ordinanze eseguite dalla Dia sulla strage. “La tempistica della strage è stata certamente influenzata – dice il magistrato – dall’esistenza e dall’evoluzione della così detta trattativa tra uomini delle Istituzioni e Cosa nostra”.

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