TERME, TUTTO CHIARO: UN PANTANO SENZA VIA DI SCAMPO

EDITORIALE DI FILIPPO CARDINALE

Non ho mai avuto dubbi sullo sviluppo della risorsa termale di Sciacca: essa è prigioniera della non volontà politica a dipanare la matassa. Giorni fa su questo giornale è stato pubblicato il video dell’audizione della Commissione Bilancio all’Ars. Chi l’ha visto non ha dubbi sull’ inconsistenza della seduta. Si è parlato di aria fritta e come al solito quando interviene il politico dimostra di essere all’oscuro della materia termale e dela risorsa termale di Sciacca.

Ogni dubbio circa la volontà politica è stato sciolto qualche giorno fa con la presenza a Sciacca dell’assessore regionale all’Agricoltura, Cracolici, e il deputato capogruppo del Pd all’Ars, Giovanni Panepinto. Panepinto ha chiaramente detto no alla vendita a spezzatino, riferendosi agli immobili che saranno proposti al mercato al fine di pagare parte dei debiti con il ricavato. Ma Panepinto ha detto no anche ai “minibandi”. Dunque, ha inanellato una serie di no cassando, di colpo, ogni tentativo del sindaco Di Paola di accelerare i tempi per una riapertura delle terme in primavera

si è data la colpa alla “burocrazia” che rallenta l’ingranaggio della privatizzazione delle terme. Ma il vero nocciolo della questione è la politica. Non ci sono più dubbi su diverse scuole di pensiero della classe politica in merito al destino delle Terme di Sciacca. Panepinto ha fatti riferimento alla privatizzazione “in toto” delle terme con un unico bando per attirare grossi imprenditori. Imprenditori di livello “internazionale” che hanno dimostrato capacità nel campo del trismo. Panepinto, nel dire ciò, pensava all’esperienza di Rocco Forte. Ma Panepinto ha dimenticato che è stato uno dei sostenitori della dura opposizione alla realizzazione del Resort di Rocco Forte, sostenendo in toto e a spada tratta l’allora presidente di Legambiente, Mimmo Fontana.

Il Pd ha votato contro la legge regionale che chiariva che il campo da golf non è paragonabile ad un edificio. Doveva astenersi, pronto a bocciare definitivamente le legge. Poi, per puro colpo di fortuna, l’allora maggioranza precaria del centrodestra fu presente in Aula parlamentare all’Ars e la legge fu approvata col voto favorevole el centrodestra e contrario del Pd.

Siamo di fronte ad una cornice politica dentro la quale a tinte nere è disegnato il destino delle terme. Finchè ci sarà la politica che tiene le redini della conclusione del processo di privatizzazione, le terme continueranno nel loro triste destino. Del resto, la privatizzazione inizia con la legge del 1990. Il bando per affidare a terzi in gestione le strutture termali è stato pubblicato nel 2010. Sono trascorsi sei anni e nulla di novo c’è. Appare evidente che il gioco delle parti è evidente: la finta dissonanza tra dirigenza regionale e classe politica regionale è un gioco sporco. E’ il gioco delle parti dove ognuno scarica le colpe sull’altro. Un copione che va avanti da moltissimo tempo e che produce un risultato unico: il pantano delle terme, lo stagno delle terme. La matassa non si dipana. Il gioco delle parti è finito perché la gente ormai ha scoperto il bluff, quello della politica e quello della dirigenza regionale. Il sindaco Di Paola continuerà il suo impegno. Chiederà riunioni, telefonerà ai deputati. La sua lotta è tra giganti sordi che giocano sl destino del nostro territorio.

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