GIRO DI TANGENTI SULL’EOLICO, ARRESTI A TRAPANI E PALERMO

Tentata concussione, corruzione, emissione e utilizzo di fatture false. Sono le accuse nei confronti di cinque persone finite in manette per tangenti tra Palermo e la provincia di Trapani. L’operazione della guardia di finanza che ha portato agli arresti è stata denominata “Broken wings”. Le indagini hanno riguardato un gruppo imprenditoriale di Alcamo che opera da anni nel settore delle energie rinnovabili in Sicilia. L’azienda avrebbe beneficiato, grazie al pagamento di mazzette, di illecite agevolazioni nella realizzazione di imponenti parchi eolici.

Il tutto nasce dalla denuncia nel 2009 dell’imprenditore agrigentino Salvatore Moncada. 

In manette sono finiti l’imprenditore Vito Nicastri, 56 anni; Alberto Adamo, 76; Francesco Nuccio, 35 anni, e il padre, Vincenzo Nuccio, 61; Claudio Sapienza, 63 anni. Nicastri, imprenditore alcamese del settore eolico, è accusato di corruzione. È un personaggio già noto alle cronache giudiziarie in quanto destinatario già prima di oggi di un provvedimento di sequestro emesso dal Tribunale di Trapani.

Secondo quanto spiegato dagli inquirenti, il manager agrigentino si è accorto che i suoi progetti si fermavano al Genio militare, dove non riusciva ad avere le autorizzazioni per la realizzazione degli impianti. “Si è visto frapporre degli ostacoli formalmente ineccepibili – ha spiegato il procuratore di Palermo, Francesco Messineo – che bloccavano il via libera”. A quel punto, l’imprenditore Vito Nicastri, “considerato vicino alle cosche trapanesi” – scrive il Gip che ha disposto gli arresti – ma mai indagato per mafia, si è presentato come intermediario e ha detto al “collega” che poteva sbloccare le pratiche in cambio di denaro. Gli investigatori, coordinati dall’aggiunto Leonardo Agueci e dal sostituto Sergio De Montis, hanno accertato che il meccanismo delle tangenti era usuale per Nicastri che ha elargito a un funzionario dell’Ufficio demanio e servitù militari di Palermo, Vincenzo Nuccio, mazzette per 60mila euro mascherate da pagamenti per consulenze fittizie eseguite dal figlio di Nuccio, Francesco, che Nicastri aveva anche assunto in una della sue aziende. Il meccanismo era alimentato dai fondi che provenivano da un’altra società che opera nel settore delle energie rinnovabili che ha emesso fatture false per 3,1 milioni di euro. Per questo motivo sono stati arrestati anche Alberto Adamo e Claudio Sapienza, rispettivamente amministratore delegato e socio, della “cartiera” che forniva i falsi documenti fiscali. Il gruppo aveva a libro paga dei funzionari che remunerava in diverso modo, sia dipendenti dell’amministrazione, che persone vicine o utili. “Tutto ruota attorno alla disinstallazione – ha spiegato Agueci – delle mine nel territorio prima di collocare le pale eoliche. Un’operazione molto costosa che poteva però essere elusa elargendo la mazzetta al funzionario dell’ufficio servitù militari”.

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