STRAGE DI BERLINO, IL TOUR CARCERARIO DEL TERRORISTA: AGRIGENTO, SCIACCA, CATANIA, PALERMO ED ENNA

Nel carcere di Sciacca è stato dall’11 dicembre 2013 fino a fine gennaio 2014, quando viene trasferito ad Agrigento

Il curriculum del tunisino Anis Amri, non gradito nel suo Paese, è abbastanza fitto. E’ stato “ospite” nelle carceri di Sciacca, Agrigento, Catania, Palermo, Enna. Nel 2013 era detenuto ad Agrigento, dove viene annotata la sua “radicalizzazione” nelle scheda.

La Procura di Palermo ha aperto un’inchiesta che al momento è solo conoscitiva. Bisogna accertare le tappe siciliane nella storia del tunisino accusato di essere un terrorista islamico.

Nel 2011 il tunisino giunge su un barcone a Lampedusa. È uno dei tanti migranti in cerca di un futuro migliore. Finisce indagato per il ruolo svolto nell’incendio doloso che distrusse il centro di accoglienza i lampedusa.

Nel 2015 , tornato in libertà dopo aver scontato una condanna, viene ospitato nel centro nel Cie di Caltanissetta. L’Italia lo vuole espellere. Il suo paese di origine non collabora. E così scatta la semplice “intimazione” a lasciare il territorio italiano. I suoi dati finiscono nel cervellone elettronico del Sis, il Sistema di informazione Schengen. 

A Catania   si guadagna una condanna a quattro anni per lesioni e violenza privata. Sconta la sua pena in giro per le carceri dell’Isola: Catania, Enna, Sciacca, Agrigento e Palermo , sia a Pagliarelli che all’Ucciardone.

Carattere violento . In quattro anni gli vengono contestate dodici violazioni disciplinari che gli costano 74 giorni di isolamento. Il divieto di socializzare è la massima pena per chi sta in un penitenziario.

Una permanenza in Sicilia che sembra un mistero. Scontata la pena detentiva, la sua diventa una presenza buia in Sicilia. Al suo arrivo dichiara di essere un minorenne. Si fa notare in negativo anche nella casa famiglia che lo ospita a Catania e nella scuola in cui viene iscritto.

In effetti Amir lascia davvero la Sicilia, visto che nel luglio del 2015 chiede asilo politico alla Germania. Nel frattempo se ne va in giro. In piena estate lo fermano a Friedrichshafen, vicino alla Svizzera. Ha in tasca un passaporto italiano falso. A Berlino completa il suo percorso di radicalizzazione, frequentando una comunità si salafiti che ha nell’imam, iracheno e fondamentalista. Abu Walaa la sua guida.

Un mese fa Walaa viene arrestato con l’accusa di essere un reclutatore dell’Isis in Germania. Amir sfugge al controllo delle autorità tedesche che ne perdono le tracce. Tracce che riemergono con prepotenza dopo al strage al mercato di Natale. C’è un documento di Amir nel Tir che ha travolto la folla, uccidendo dodici persone. E ci sono le impronte digitali sul volante.  Adesso su di lui pende una taglia da cento mila euro.

La Procura di Palermo indaga.   Che ha fatto il tunisini nei mesi vissuti a Palermo?   A   Palermo si sono mossi il procuratore Francesco Lo Voi, gli aggiunti Leonardo Agueci e Maurizio Scalia, il sostituto Calogero Ferrara che ormai da mesi si sono specializzati in materia di tratta di essere umani e terrorismo. Cosa ha fatto Amir nei pochi mesi da uomo libero a Palermo? Come si è procuratore un documento italiano falsificato? Sono solo due delle tante domande senza risposta.

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