ENTE PROTEZIONE ANIMALI ALL’ATTACCO CONTRO COMUNE E ASP

L’Ente Nazionale Protezione Animali rivela oggi che Asp di Agrigento e e Comune di Sciacca non hanno risposto alla proposta avanzata da loro avanzata all’indomani della strage di Muciare di effettuare con propri volontari la sterilizzazione dei randagi presenti a Sciacca.

L’associazione denuncia che Comune e Asp starebbero facendo uno “scaricabarile istituzionale che – dicono – condanna la Sicilia, ma non solo, a una drammatica, frustrante, deprimente inazione”.
«I nostri rappresentanti sul territorio – spiega la Presidente nazionale dell’Ente Nazionale Protezione Animali, Carla Rocchi – sono stati impegnati in una infinità di riunioni, incontri, colloqui telefonate e hanno fatto anche l’impossibile, loro che sono volontari di un’associazione privata qual è Enpa, per mediare tra le istituzioni. Ma, alla fine, quando si è trattato di passare dalle parole all’azione, tutti hanno fatto spallucce. Rinviando la questione sine die».

L’Enpa sottolinea come siano passati 62 giorni dalla proposta di contribuire insieme con le autorità e le istituzioni alla sterilizzazione dei randagi e dei cani cosiddetti padronali. “E sono passati 59 giorni dalla denuncia contro ignoti presentata in Procura – aggiunge sempre l’Enoa – per l’uccisione dei randagi; 43 dalle dichiarazioni con cui il Presidente della Regione, Nello Musumeci, annunciava lo stanziamento di 2 milioni di euro per le sterilizzazioni dei cani senza famiglia. A parte le solite dichiarazioni di facciata, cui certa politica ci ha purtroppo abituato, nei fatti – dicono ancora – non è cambiato proprio nulla”. L’Enpa in una nota afferma che sarà costretta a dirottare le proprie risorse da Sciacca verso altre realtà, “disposte a contrastare realmente il randagismo, con fatti e iniziative concrete”.
«Tuttavia – prosegue Rocchi – ciò non esonera Comune, Asp e Regione dalle proprie responsabilità. Anzi. Adesso sappiamo con ancora maggiore chiarezza chi sono i veri responsabili dell’emergenza e chi citare in giudizio alle prossime uccisioni di randagi».

Giuseppe Recca