ARO, PERDERE ANCORA TEMPO E’ CONTRO LA CITTA’

Editoriale di Filippo Cardinale

Tra il dire e il fare c’è sempre di mezzo il mare. Nella nostra Città esso diventa oceano perché chi è chiamato a decidere, in nome del popolo attraverso il voto elettorale, si perde tra le onde infinite dell’oceano. Onde che trascinano nell’oblio fino a sconfinare nell’inerzia mischiata con tattiche ideologiche che paralizzano, o rimandano alle calende greche, scelte che sono utili alla comunità. Una di queste è l’approvazione della gestione dei rifiuti con il nuovo Piano Aro.

Oggi la Sogeir fa “acqua” da tutte le parti, ma soprattutto ha fallito un importante obiettivo: portare la raccolta differenziata oltre il 65%. Vale a poco farsi pubblicità per i piccolissimi centri urbani dove è facile praticare la differenziata. La verità è che a Sciacca, il Comune più grande dei 17 che compongono l’Ato Ag1, la differenziata supera di poco il 20%. Un disastro. Tale percentuale, con le nuove disposizioni regionali, sono penalizzanti per la comunità non solo dal punto di vista ambientale, ma anche dal punto di vista economico. Se non si raggiunge il minimo del 65%, è certo che i costi inerenti la raccolta saranno più salati e ricadranno sui contribuenti.

Il nostro Consiglio comunale è “bloccato” sulla questione della modalità di gestione. Premettendo che le possibilità sono tre, in house (cioè direttamente dal Comune), con società mista (pubblico-privato), o con bando di evidenza pubblica per l’affidamento a terzi, la Comunità europea spinge per la formula della competizione e della concorrenza. Spinge, cioè, per la gestione a società terze. I consiglieri comunali che appoggiano il sindaco sono 13, e con l’umore positivo del consigliere Ambrogio, potrebbero arrivare a 14. Ci sono 16 consiglieri della parte opposta che sarebbero, invece, per la gestione pubblica. Non si sa fino a che punto il numero di 16 resti immutabile.

Qualche giorno fa, senza storie né perdite di tempo, il Comune di Canicattì, altro Comune popoloso della nostra provincia ha optato per il bando di evidenza pubblica per l’affidamento a società private. Il confine tra pubblico e privato è segnato dalle esperienze. Fermo restando il caso della Girgenti Acque, caso frutto di direttive e incompetenze della politica regionale, tutte le esperienze inverse, cioè con gestione pubblica, hanno dimostrato il fallimento, il disastro, l’incapacità di attuare una gestione sana, trasparente, funzionale.

Noi non vogliamo convincere nessuno. E’ stato chiaro anche l’intervento del rappresentante dell’associazione Acquario: “scegliete e fate presto”. L’Associazione non è entrata nel merito, anche se, in verità, non si è detta contraria ad una gestione da parte di società private.

Noi, invece, denunciamo il tentativo di “fare politica” su un tema così importante. Becera politica, perché dietro l’indecisione appare una tattica squisitamente politica. Quella di perdere tempo, di farlo scorrere infruttuosamente in vista delle elezioni del prossimo anno. Insomma, al di là del convincimento sul metodo in house, appare abbastanza chiaro che c’è la voglia di rivalsa politica, di lotta politica al solo fine elettorale. I sostenitori del metodo “in house” sostengono che sia più conveniente. Ma se il pubblico fa acqua e non sa fare impresa, i fautori della gestione “in house” sarebbero disposti a pagare di faccia e di portafoglio in caso di fallimento della gestione stessa e in caso di disservizi ai cittadini? No, ma le parole, poi, volano come le foglie spinte dal vento.

Si scelga, dunque, e non si perda ancora più tempo. Il prossimo 24 febbraio il tema in questione è al secondo punto dell’ordine del giorno. Scommettete che non se ne parlerà?

Un’ultima considerazione: ma il Comune di Sciacca ha mai gestito un servizio di importanza così rilevante e complesso? Ricordiamo che non riesce a garantire manco una decente apertura dei musei cittadini.

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