ACQUA, ATI TRA “RIBELLI” E “OBBEDIENTI”. SI DEVE FARE CHIAREZZA


Chi ricopre un incarico pubblico ha l’obbligo della chiarezza, specie quando è a capo dell’ATI, l’organismo pubblico che ha la competenza sulla gestione del servizio idrico e fognario in provincia di Agrigento.

Il presidente dell’ATI Francesca Valenti riveste un duplice ruolo pubblico. E’ sindaco di Sciacca e nel contempo presidente dell’ATI (Assemblea territoriale idrica). Con il ruolo di sindaco rappresenta l’interesse dei cittadini saccensi, con quello di presidente dell’ATI rappresenta gli interessi di tutta la popolazione agrigentina. Ma all’interno dell’ATI ci sono due gruppi. Da un lato 27 Comuni che hanno rispettato la legge e hanno consegnato le reti idriche e fognarie; dall’altro 16 Comuni che non l’hanno fatto e che partecipano lo stesso alle votazioni e incidono sulle decisioni che interessano solo gli abitanti dei 27 Comuni rispettosi delle norme.

Si ricorda che l’ex presidente della Regione, Rosario Crocetta, aveva portato avanti, con l’approvazione dell’Assemblea regionale siciliana, una legge che “sanava” i Comuni non consegnatari. Parte questa, che è stata cassata dalla Corte Costituzionale. Dunque, per il semplice fatto che si era ricorso all’approvazione di un’apposita legge “sanatoria” dimostra che proprio rispettosi della legge non erano quei Comuni non consegnatari.

Con l’arrivo del prefetto Dario Caputo la storia della Girgenti Acque è cambiata, ma anche quella dell’ATI (prima ATO). E’ cambiata con l’emissione dell’interdittiva antimafia emessa dal Prefetto, è cambiata con la nomina dei due commissari prefettizi che ora hanno le redini della Girgenti Acque. Società che adesso è gestita dallo Stato, proprio attraverso i due commissari prefettizi.

Altro spartiacque storico è la riunione, convocata dal Prefetto, alla quale hanno partecipato tutti i sindaci e i due commissari prefettizi. Una riunione dove, tra l’altro, non solo il Prefetto ha diffuso chiaramente l’idea che l’aria è cambiata, ma che è stato ribadito che adesso si garantirà il servizio idrico integrato “nel rispetto della normativa vigente”. Concetto rafforzato dal commissario prefettizio Dell’Aira in modo inequivocabile ribadendo che chi non ha consegnato le reti non è dentro la legge.

Cambia l’aria per la governance dell’ATI che adesso, fatto storico, trova dalla sua parte due commissari prefettizi che gestiranno il servizio idrico integrato in modalità pubblica, come rivendicato da tutti. Cambia anche l’aria per i sindaci dei Comuni “ribelli” o “dissidenti”, come li hanno definiti i commissari prefettizi, che adesso dovrebbero consegnare le reti. In buona sostanza, gli è stato chiesto dallo Stato.

Cambia l’aria anche per quei sindaci dei Comuni che avendo rispettato la legge e consegnato le reti sono stati definiti “fessi”, dallo stesso Crocetta. Se gli utenti dei 27 Comuni hanno pagato l’acqua a costo alto è perché 16 Comuni non hanno consegnato le reti. Si è dovuto comprare l’acqua da Siciliacque ad un prezzo superiore tre volte la media nazionale e dividere i costi generali per 27 Comuni anziché 43.

E’ finita anche l’era della gestione Ato/Ati Lotà. Presidente dell’organismo pubblico e contemporaneamente sindaco di un Comune non consegnatario delle reti. Neanche Pirandello avrebbe partorito una commedia così strutturata.

Adesso il presidente dell’ATI, Francesca Valenti, deve dire pubblicamente, ma anche al Prefetto e ai due Commissari prefettizi, qual è la sua posizione. Né può far finta di non sapere che i sindaci che non hanno consegnato le reti si sono riuniti a Cianciana, presente anche il sindaco di Santa Margherita Belìce, nonché fratello del presidente dell’ATI, per far sapere allo Stato (i due commissari prefettizi) che loro hanno rispettato la legge. Se così è, lo spieghi, Francesca Valenti, ai 352.919 cittadini (dei 27 Comuni) che hanno pagato bollette salate e che sono molto arrabbiati. O dica ai 93.918 cittadini dei 16 Comuni non consegnatari che devono allinearsi agli altri. Una riunione di sindaci non consegnatari senza che il presidente dell’ATI fosse presente o invitato. Una riunione che dimostra come all’interno dell’ATI esistano due realtà contrapposte.

Non sara’ facile. Ma oggi si deve prendere una posizione netta e chiara. Tocca al Presidente dell’ATI farlo, nella consapevolezza che le deliberazioni sono anche votate dai sindaci non consegnatari. Da cio’ che e’ emerso in prefettura, ciò cozza con le normative in materia e il rischio e’ di produrre atti facilmente impugnabili.

Dalla sua parte, Francesca Valenti, ha lo Stato. Appunto per tale storica circostanza dovra’ dare seguito a ciò che è stato chiaramente detto nella sede della Prefettura di Agrigento.

La strada da seguire e’ quella che vogliono tutti, ovvero dell’acqua pubblica, ma nel senso vero della parola. Cioe’ quella della condivisione delle risorse senza campanilismi e a tutto vantaggio dei cittadini.

Filippo Cardinale