TURISMO: PER RASO (CGIL) OCCORRE UNA CLASSE POLITICA ALL’ALTEZZA

L’intervista pubblicata oggi sul quotidiano La Sicilia all’imprenditore turistico Rocco Forte, col quale si è incontrato il nostro direttore Filippo Cardinale, ha attirato l’attenzione di tanti attenti oservatori, e tra questi il segretario provinciale della Cgil Massimo Raso, che ha voluto fare delle interessanti considerazioni che pubblichiamo integralmente.

“Ho letto con grande interesse l’intervista (su “LA SICILIA” di oggi) a Sir Rocco Forte, credo che contenga qualche riflessione che meriterebbe l’attenzione da parte di chi Governa la Regione. Per parlare solo di Sciacca ovvero quella della parte di provincia dove insiste l’investimento di Rocco Forte, si sono accumulate troppe questioni irrisolte che riguardano lo sviluppo del turismo e, quindi, la possibilità che – per questa via – si riesca a dare un contributo all’occupazione e allo sviluppo. La vicende delle Terme di Sciacca, la questione di Torre Macauda, l’annunciato investimento (di cui non si parla più) di Sol Melìa, per parlare solo delle vicende più note, non hanno ancora trovato un concreto tavolo nel quale trovare le giuste soluzioni. A queste si sommano tutte le vicende infrastrutturali che attengono a come questa Provincia si ”collega con il Mondo”, ma anche a tutte le altre, a partire da come salvaguardiamo le nostre coste, a come miglioriamo la “qualità della vita” dei nostri centri (traffico, parcheggi, attività culturali). E’ dagli anni della SITAS e del vagheggiato “terzo polo turistico” che discutiamo di questo, ma non riusciamo a “cavare il ragno dal buco”! Possibile che non riusciamo a comprendere che è questa la “carta vincente”? Quella attorno alla quale è possibile far girare tutto il resto? Marineria, Agricoltura di qualità, Artigianato artistico, attività culturali, recupero del centro storico: tutto potrebbe girare attorno ad una scommessa autentica sul turismo/termalismo destagionalizzato. Ma occorre una “classe politica” all’altezza di questa sfida, in grado di imporre l’agenda delle cose da fare e di rigettare con fermezza e sdegno ogni cosa che contrasta con questa visione dello sviluppo (leggasi trivellazioni ed altre similari genialità). Ma occorre anche una “classe imprenditoriale” locale che non deleghi ad altri le risposte, che non aspetta il grande investitore straniero, che riesce a costruire sinergie possibili e che si senta “socialmente responsabile”: allo sviluppo turistico deve accompagnarsi lo sviluppo sociale e non l’avanzare del “deserto dei diritti”, di zone interdette alla sindacalizzazione dove il contratto di lavoro è un optional!”

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