LA GIUNTA VALENTI AL PIT STOP. STRATEGIE IN CORSO PER RILANCIARE IL “CAMBIAMENTO”

Dopo dieci mesi dall’insediamento della giunta Valenti, è il tempo del richiamo al pit stop della macchina politica-amministrativa. Dieci mesi vissuti tra diverse emergenze. Si inizia con l’emergenza rifiuti della scorsa estate, poi le emergenze idriche esplose in modo particolare a novembre. Segue la deleteria vicenda della strage dei cani randagi avvelenati che ha gettato sulla città una valanga di fango sui social da parte di migliaia di interventi sfociati in insulti e minacce. Una valanga di fango mossa da chi ha farcito il fango con rigurgiti segnati dagli stereotipi che sembravano essere stati riposti in mansarda, quali “siciliani mafiosi”, “sporchi”, “incivili”, “città di assassini”.

A catena, la partenza della raccolta differenziata che, sostanzialmente, divide l’amministrazione comunale in due scuole di pensiero tra chi  sostiene che il contratto di appalto della raccolta rifiuti produce gli adempimenti già dalla data di sottoscrizione (4 maggio 2017) e chi dal 27 novembre 2017, data di registrazione del medesimo contratto (con relativa riserva di legge sciolta).

Il sindaco Francesca Valenti ha avuto diversi incontri con esponenti della maggioranza che la sostiene. Il sindaco ha compreso che è giunto il  momento di richiamare la macchina politica-amministrativa al pit stop. Necessita di un cambio gomme e di una regolata all’assetto per poter dare slancio e, in modo particolare, dare impulso a quel cambiamento che ha caratterizzato lo slogan della campagna elettorale della Valenti.

A fare le valigie è Annalisa Alongi che darebbe il cambio all’attuale consigliere comunale Valeria Gulotta. Tale sostituzione colma il credito di posti in giunta vantato da Nuccio Cusumano che rivendica l’accordo che prevede alla sua parte politica due componenti in giunta. Giuseppe Ambrogio, che per qualche mese ha scalciato per entrare in giunta, si è convinto che è meglio dedicare il full time al suo datore di lavoro primario anziché al lavoro di amministratore pubblico.

La nomina della Gulotta, che sarà invitata senza replica a dimettersi dal consiglio comunale, consentirà il raggiungimento del secondo obiettivo di Nuccio Cusumano, quello di “ripescare” Gianluca Guardino, primo dei non eletti, e garantirgli l’accesso in aula Facole-Borsellino. Gianluca Guardino è stato assessore, con deleghe importanti e di peso quale l’Ecologia (materia che riguarda il vasto e complesso ventaglio della raccolta e dello smaltimento dei rifiuti) della giunta di Fabrizio Di Paola, ma anche nella seconda parte della giunta guidata da Mario Turturici. L’ex assessore è stato un esponente di rilievo di quel centrodestra che è stato il bersaglio principale della campagna elettorale del centrosinistra. Ma in politica tutto accade, tutto si dimentica, tutto fa brodo. A volte, essa fa anche la caponata. In politica i fanghi che si buttano reciprocamente le parti vengono purificati da filtri magici. Anche se, a volte, il camaleontismo politico cozza con la garanzia del “cambiamento” echeggiato in campagna elettorale da chi ha vinto le elezioni.

Resta tutto da comprendere il mondo che fu di Cimino e Cascio. I due ex deputati regionali hanno due consiglieri comunali, Elvira Frigerio e Alberto Sabella. La componente politica, che ha sostenuto l’attuale maggioranza in campagna elettorale, è stata gratificata con un esponente “tecnico” in giunta. Ma cosa faranno Sabella e Frigerio dopo che Futura Sicilia non ha più il peso politico degli ex deputati Cimino e Cascio? Certamente, la poltrona di assessore potrebbe subire un nuovo rivestimento, visto che non poggia su saldi piedi politici.

In questo contesto, due elementi ci sembrano stabili (in politica mai dire mai) nella rimodulazione delle deleghe. E’ noto che ci sono assessori a cui il sindaco ha dato i remi ma che non hanno dimostrato quella muscolatura in grado di dare forza al remo e spingere in avanti la barca. La delega di vice sindaco ci sembra ben ancorata a Filippo Bellanca, anche perché assegnata dopo un mese dall’insediamento dall’Amministrazione comunale per ragioni fondate sulla “fiducia”. Ecco perché la delega di vice sindaco non ci sembra in discussione. Diversamente, sarebbe come togliere la fiducia riposta nell’assegnarla.

In un contesto prossimo all’evoluzione, registriamo un po’ di affanno nell’area sinistra. Fabio Leonte e Paolo Mandracchia avrebbero rinverdito il loro rapporto di amicizia. E’ fuor di dubbio, però, che alcune dichiarazioni pubbliche del sindaco hanno fatto registrare una linea di demarcazione con l’assessore Mandracchia. L’ex irriducibile oppositore della Giunta Di Paola ha un carico pesantissimo, in due settori che hanno vissuto due emergenze enormi: gli avvelenamenti dei randagi e il varo del Piano Aro e della raccolta differenziata. Non ci sembra politicamente una strategia azzeccata quella di una rimodulazione delle deleghe di Mandraccia. Sarebbe un palese gesto di messa all’angolo di una risorsa che, inevitabilmente, avrebbe riverberi destabilizzanti. Deleghe pesantissime e complesse che, in verità, non tutti sarebbero all’altezza di sopportare.

Gioacchino Settecasi è un discorso a parte. E’ l’unico in giunta ad essere direttamente sotto le ali di un deputato all’Ars, Michele Catanzaro. Politicamente, Settecasi è in una botte di ferro. Su di lui possiamo prevedere cielo sereno.

Ci sono alcuni altri elementi da prendere come spunto di altro ragionamento. Ci sono due donne agguerrite, in maggioranza, che aspettano segnali evidenti di cambiamento di rotta, di marcia, di obiettivi. Carmela Santangelo e Cinzia Deliberto. Sono due vulcani fumanti. Ma i vulcanologi si aspettano conseguenti eruzioni.

Un elemento è certo.La maggioranza è consapevole all’unanimità che bisogna dare gas alla macchina politica-amministrativa. Se è vero che ci sono state, e ci sono, le emergenze, la città ha bisogno di essere governata in prospettiva. Altrimenti si cade nella morsa gattopardiana. Né la svolta si potrà avvertire con qualche spettacolo in più. Dal pit stop la macchina Valenti deve uscire dimostrando che ciò che è stato detto in campagna elettorale non sono i soliti specchietti per le allodole.

Filippo Cardinale