EX PROVINCIA AD UN PASSO DAL DISSESTO. “LE SPESE DEL PERSONALE SONO INCOMPATIBILI CON LE RISORSE ECONOMICHE DISPONIBILI”

“Il Libero consorzio di Agrigento al momento non è nelle condizioni di garantire le spese del personale, di assicurare i servizi e predisporre un bilancio previsionale 2015 che sia in equilibrio”. Lo scrivono il dirigente finanziario e il segretario dell’ex Provincia in un atto ufficiale e previsto per legge: la “segnalazione obbligatoria dei fatti e delle valutazioni sull’andamento delle entrate e delle spese correnti che pregiudichino gli equilibri di bilancio”.

“Le spese del personale in atto sostenute – si legge – sono ormai incompatibili con le effettive risorse disponibili e devono, necessariamente, essere ridotte ulteriormente, nel rispetto dei vincoli contrattuali e/o normativi, e devono essere ridotte al minimo tutte le altre spese anche quelle essenziali, anche se in tal caso risulteranno compromessi i servizi e le funzioni obbligatorie dell’Ente. E’ doveroso sottolineare il concreto rischio per l’Ente, qualora non dovessero intervenire le auspicabili modifiche normative, di non poter, legittimamente, sostenere il pesante “concorso al contenimento della spesa pubblica” richiesto dall’articolo 244 del Tuel”.

La contestata legge nazionale prevede un contributo da girare allo Stato da parte degli enti di area vasta e per Agrigento si tradurrebbe in oltre 7 mlioni di euro solo per l’anno in corso senza, però, che al momento vi sia la possibilità di un recupero da altre fonti di finanziamento.

In questo contesto, dicono ancora i dirigenti sembra difficile “ipotizzare un bilancio di previsione stabilmente riequilibrato, perché lo squilibrio non trae origine né da debiti fuori bilancio da riconosce e nemmeno da disavanzi di amministrazione, ma da un’abnorme riduzione delle risorse finanziarie”, senza che si possa nemmeno puntare ad una soluzione “tampone” come il cosiddetto “pre-dissesto”, ovvero il piano di riequilibrio finanziario pluriennale, visto che non vi sono debiti pregressi da ripianare.

Insomma, una situazione evidentemente drammatica, che mette in dubbio gli stipendi, i servizi e che, evidentemente, mette una sorta di “pietra tombale” (almeno, se non si inverte la rotta da parte di Roma) sulla possibilità che l’Ente torni socio del Cupa.

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