La corte d’assise d’appello di Palermo ha annullato l’ergastolo inflitto in primo grado a Gianni Mellusso, 61 anni, detto “Gianni il bello”, uno degli accusatori di Enzo Tortora. Era stato condannato per l’omicidio della svizzera Sabine Maccarrone, 39 anni, trovata morta il 16 aprile 2007 dentro un pozzo artesiano a Mazara del Vallo.

Quando ricevette la condanna, Melluso si trovava già in carcere per una condanna a 8 anni, ridotta poi a 5 in appello, per un giro di squillo straniere che lui stesso aveva organizzato nel 2012 a Sciacca insieme alla moglie e a due complici. A coinvolgerlo nelle indagini riguardanti il delitto di Mazara era stato il pregiudicato mazarese Giuseppe D’Assero, che con lui aveva trascorso un periodo di detenzione nel carcere di Catania. Il pregiudicato mazarese, che per qualche tempo si era reso irreperibile, ad un certo punto confessò di avere ucciso Sabine “su incarico di Melluso”. Quest’ultimo nel periodo della scomparsa della donna era stato intervistato nel corso della trasmissione “Chi l’ha visto ?” e parlato, oltre che di Sabine e D’Assero, anche di un presunto collegamento con la la vicenda della piccola Denise Pipitone. D’Assero, infatti, è l’ex marito di Rosalba Pulizzi, a sua volta sorella del padre naturale della bambina di cui non si hanno più notizie dal settembre 2004.

Che Gianni “il bello” fosse il mandante del delitto era convinta anche la Procura della Repubblica di Marsala, che nell’ambito del processo in Corte d’Assise ne aveva chiesto la condanna all’ergastolo. Melluso ha sempre respinto ogni accusa, ritenendo D’Assero, che nel frattempo era stato condannato a 30 anni quale esecutore materiale dell’omicidio, inattendibile.

La carriera criminale di “Gianni il bello” è cominciata presto quando si trasferì giovanissimo a Milano per dare sfogo alla sua ambizione di lasciare una Sicilia che non offriva nulla. Sfruttando sfrontatezza e avvenenza fisica, entrò in un giro malavitoso dedito a rapine e bella vita, fra colpi in banca, auto di lusso e donne. Venne arrestato nel 1983 per droga e per l’ipotizzata appartenenza alla “Nuova Camorra Organizzata” di Raffaele Cutolo. Ma furono le sue accuse a Enzo Tortora, frutto anche quelle del desiderio continuo di essere protagonista, a portarlo alla ribalta della cronaca. Tornato a Sciacca nel 2010 dopo un periodo di detenzione, chiese scusa alla famiglia del presentatore televisivo e mise in piedi una sala giochi, ma venne nuovamente “beccato” mentre gestiva una casa d’appuntamenti.