IL “BAILEY” SPIAZZO’ I NAZISTI. ORA CI DICONO CHE AL VERDURA NON E’ PRATICABILE

Il generale Eisenhower:”quelle migliaia di ponti Bailey costituivano uno dei tre motivi principali che hanno permesso la vittoria sui tedeschi”

Abbiamo appreso dalle dichiarazioni fatte dagli ingegneri dell’ANAS , durante la riunione svoltasi in Prefettura, che la soluzione del ponte Bailey sul Verdura avrebbe richiesto un tempo di realizzazione di sei od otto mesi. Ne prendiamo atto, ma con molta perplessità.

Noi del Corriere di Sciacca sulle cose riflettiamo. Non siamo come coloro che sono soggetti al vola vola lu sceccu . Il tempo di otto mesi ci richiama alla memoria qualcos’altro che ha richiesto proprio quel tempo per verificarsi.

Quando, nel giugno del 1944, dopo lo sbarco degli Alleati in Normandia, i Tedeschi comiciarono la ritirata, il loro primo pensiero fu di distruggere tutti i ponti alle loro spalle, sicuri che le grandi barriere d’acqua dei fiumi del nord Europa avrebbero fermato l’avanzata del nemico.

Fu per loro una gran brutta sorpresa constatare che i pesanti carri armati americani, e altri mezzi da guerra, continuavano la loro avanzata, stringendoli in una morsa mortale. Era come se quei mostri d’acciaio potessero camminare sull’acqua, neanche fiumi come il Reno e la Mosa parevano rallentare minimamente l’avanzata alleata.

Il fatto è che un ingegnere inglese di nome Donald Bailey (Roherham, 15 settembre 1901-Bournemouth, 5 maggio 1985) aveva inventato un ponte componibile, una specie di giochetto ad incastro, che poteva essere montato con la sola forza umana, senza l’ausilio di mezzi meccanici, in poche ore. Il pezzo più grosso del ponte pesava 250 chili e veniva messo in opera da sei uomini, anche sotto il fuoco tedesco.Se qualche soldato veniva ucciso o ferito veniva immediatamente sostituito da un altro, niente poteva fermare l’avanzata sui ponti Bailey.

Dove i fiumi erano troppo larghi venivano calati i pezzi speciali, sempre in ferro, per costituire gli appoggi intermedi in mezzo alle acque. Si costruirono ponti lunghi anche trecento metri, come quello realizzato in Italia sul Po. Si, proprio nel Po, dove gli argini erano instabili venivano montati ampi e robusti appoggi sempre in ferro, tutto era stato previsto.

Otto mesi, si! … proprio otto mesi dopo lo sbarco, gli Alleati erano alle porte di Berlino. Migliaia e migliaia di ponti Bailey, alle loro spalle, segnavano il percorso della disfatta dei Tedeschi. Il generale Eisenhower dichiarò che quelle migliaia di ponti Bailey costituivano uno dei tre motivi principali che avevano permesso la vittoria sui Tedeschi.

Dimenticò soltanto di dire il quarto motivo. La fortunata coincidenza che Norman Bailey non dovesse avere a che fare con la burocrazia: avremmo corso il rischio di essere oggi tutti a Piazza Venezia a cantare Faccetta Nera.

 

P.S. Al di là della seconda guerra mondiale, eventi come quello del Verdura (piuttosto contenuto) accadono e sono accaduti in tutta Italia, e nel mondo. In questi giorni diverse ditte sono state interpellate da associazioni. La Ditta IMECE S.r.l. di Bologna scrive: “A seguito di  numerose chiamate telefoniche di cittadini inviamo, oltre al nostro depliant illustrativo, una foto esemplificativa di un lavoro svolto per la Provincia di Ancona: Un ponte Bailey posto sopra un ponte crollato per un alluvione”.
Distinti saluti – Alberto Malaguti  -IMECE S.r.l.

Insomma, abbiamo scoperto che sulla SS 115 al Verdura, avevamo il ponte (di pochi metri) più complicato del mondo!

 

 

 

Archivio Notizie Corriere di Sciacca

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *