TERME, SI PASSA ALLE VIE GIUDIZIARIE: PRESENTATO L’ESPOSTO DELLA CGIL E SOTTOSCRITTO DA NUMEROSI CITTADINI

Tanto tuonò che alla fine piovve. E dopo gli innumerevoli tentativi di risolvere la questione terme con la via politica, in verità tutti falliti, adesso si tenta di percorrere la via giudiziaria. “No, la questione non può finire così-dice Massimo Raso, segretario generale della Cgil agrigentina-. Non è possibile che nel disastro causato alla terme non ci siano responsabilità”.

Ieri pomeriggio, alla Badia Grande, è stato presentato l’esposto indirizzato alla Procura di Sciacca e alla Procura della Corte dei Conti di Palermo. Un esposto che sollecita la magistratura ordinaria e contabile ad una attenta verifica. C’era tanta gente comune, ieri pomeriggio. Tanta gente che ha sottoscritto l’esposto con convinzione.

C’erano anche, e solo loro, i deputati regionali Margherita La Rocca Ruvolo e Matteo Mangiacavallo. Alcuni consiglieri comunali, Bellanca, Di Paola, Mandracchia, Deliberto, Sabella, Alba, Alonge, Milioti, l’assessore Ignazio Bivona.

Pubblichiamo l’esposto sottoscritto da numerose persone.

Alla Procura della Repubblica Presso il Tribunale di Sciacca Via Quasimodo 2019 SCIACCA

Alla Procura Generale Presso Corte dei Conti Via Notarbartolo, 8 90141 PALERMO

Oggetto: esposto sulla vicenda delle Terme di Sciacca.

I sottoscritti espongono quanto segue: – nel dicembre 2005 veniva costituita, secondo quanto disposto da diverse deliberazioni della Giunta Regionale Siciliana, con rogito notarile la società per azioni Terme di Sciacca e nel successivo mese di gennaio 2006 venivano nominati dal Governo regionale, Presidente Cuffaro ed Assessore al Turismo Granata, il Consiglio di Amministrazione ed il Collegio Sindacale della società;

– preliminarmente alla costituzione era stata richiesta dal Commissario Straordinario dell’Azienda Autonoma delle Terme di Sciacca al Presidente del Tribunale di Sciacca la nomina di un perito, ai sensi dell’art. 2343 del codice civile, per la valutazione dei beni dell’Azienda perché la volontà del Governo regionale era quella di conferirli nel capitale sociale della società;

– nell’atto costitutivo della società intervenivano due soci: l’ Azienda Autonoma delle Terme e la Regione, poiché ciascuno di essi era titolare di beni che dal perito nominato dal Tribunale – una società di Roma – erano stati valutati con due diverse modalità: quelli di cui era proprietaria l’Azienda Autonoma delle Terme (per averli comprati o realizzati) erano stati valutati come piena proprietà, quelli della Regione (dati in uso all’Azienda Autonoma con la legge regionale con la quale era stata istituita D.P.R.S. n. 12 del 1954) valutati invece come diritto di usufrutto trentennale a favore della costituenda società per azioni. Infatti al momento della costituzione della Terme di Sciacca il 26% delle azioni spettò all’Azienda Autonoma delle Terme ed il 74% alla Regione siciliana.

Fatta questa premessa e prescindendo dal fatto che già la scelta fatta dal Governo Regionale, e cioè quella di costituire una società con un capitale sociale fatto solo di immobili si presentava erronea alla luce delle più elementari regole economiche, si richiama l’attenzione dell’Autorità Giudiziaria sulla circostanza che fin dal momento dell’inizio della sua attività la società ha soltanto prodotto debiti e nonostante tale circostanza è stata mantenuta in vita per tutti gli anni seguenti, in forza di valutazioni di natura ben diversa da quelle economiche, che, proprio in forza della avvenuta trasformazione da ente pubblico in società di diritto privato, avrebbero dovuto ispirare ogni azione gestionale.

Come si potrà meglio rilevare dalla perizia di valutazione, non in possesso degli esponenti ma i cui contenuti furono diffusi a suo tempo dagli organi di informazione, alla nuova società furono trasferiti debiti e crediti esistenti al momento della trasformazione.

Ma il saldo tra la situazione debitoria e quella creditoria trasferita, negativo ma enormemente distante dal passivo che poi sarebbe maturato nel tempo, avrebbe dovuto convincere la Regione, che per questa trasformazione si era affidata a fior di consulenti, che le modalità di costituzione scelte avrebbero condotto la società alla chiusura.

A quel momento, peraltro, oltre a quello della CGIL, vi furono diversi interventi che misero in luce come proprio la modalità scelta per la privatizzazione avrebbe condotto nel medio-lungo termine al fallimento della Terme di Sciacca SPA, interventi che però non sortirono alcun effetto.

Invero a partire dal primo bilancio, quello approvato nell’anno 2007 e relativo al 2006, nonostante fosse stato mantenuto in favore della Terme di Sciacca SPA il finanziamento fino ad allora garantito all’Azienda pubblica in forza della sua legge istitutiva (art. 20), e questo in palese violazione della normativa comunitaria che vieta aiuti di Stato alle società pubbliche, le perdite dal primo bilancio fino a quello dell’ultimo esercizio, il 2014, si sono accumulate fino ad arrivare alla incredibile cifra di 15 milioni di euro.

Deve rappresentarsi anche, prima di fornire ulteriori informazioni sulle gestioni economiche, un ulteriore paradosso: l’attuale esistenza in vita dell’Azienda Autonoma delle Terme di Sciacca, cioè dell’Ente pubblico preesistente alla società per azioni, il quale senza più personale perché tutto trasferito in un ruolo regionale, senza più beni perché trasferiti al capitale sociale della SPA, esiste ancora dopo ben nove anni con un Commissario Straordinario, uffici e personale comandato dal ruolo regionale all’Ente, anche se un parere richiesto prima della costituzione della SPA aveva stabilito che subito dopo la costituzione stessa l’Azienda Autonoma delle Terme avrebbe dovuto essere soppressa, non avendo più alcun ruolo o funzione. Infatti la cessione gratuita del pacchetto azionario intestato all’Azienda Autonoma delle Terme (26%) alla regione si sarebbe dovuta fare subito, invece è avvenuta soltanto nel 2011.

Per quanto riguarda le gestioni economiche che hanno condotto alla attuale situazione si vuole rappresentare, affinché vengano ricercate tutte le eventuali responsabilità, come tutti i bilanci – da quello del 2006 all’ultimo del 2014 – si siano chiusi in perdita e come gli stessi siano stati, nonostante tutto, approvati dalla proprietà, costituita dapprima dai due soci (Azienda Autonoma e Regione) e poi, dopo la ritardata cessione delle quote azionarie, dal socio unico Regione.

Anzi l’Assemblea dei soci ha persino deliberato un aumento del capitale sociale nel 2011.

Proprio dal 2011 la Terme di Sciacca SPA è in liquidazione, ma in cinque anni nessuna attività è stata svolta in tal senso. Anzi il liquidatore ha continuato una gestione ordinaria che la Regione ha autorizzato, ben cosciente però dell’accumularsi delle perdite che hanno ormai eroso il capitale della società per quasi i quattro quinti.

Ma emerge un ulteriore dato allarmante: nonostante il capitale sociale sia sceso di ben oltre un terzo né il liquidatore né l’organo di controllo interno, e cioè il Collegio sindacale, hanno mai proceduto ad attivare i sistemi ai quali il codice civile li obbliga in presenza di una tale circostanza.

Nemmeno la proprietà (prima i due soci poi il socio unico Regione) hanno mai rilevato questa omissione, continuando nell’approvazione di bilanci fallimentari e consentendo la prosecuzione di una gestione in perdita.

Ma l’ulteriore e decisivo elemento inquietante è la mancata predisposizione del bando di evidenza pubblica per l’affidamento della gestione a terzi del complesso termale, ossia l’affitto di Azienda.

Dopo un primo bando di ricerca di disponibilità di offerte per una procedura negoziata (sistema di gara fortemente contestato dall’Autorità anticorruzione), redatto con ben poco criterio dai competenti uffici regionali dell’Assessorato all’Economia e che avuto una scarsissima diffusione, si è fatto “girare” un secondo bando che è sembrato più un bando per lavori edili ed impianti che per una gestione economica di strutture termali e ricettive. In quello schema, perché tale è rimasto, stranamente si era posto l’accento quasi esclusivamente su elementi quali progetti, computi metrici, termini per i lavori, ecc..

In ogni caso da almeno 7/8 anni gli uffici regionali non sono riusciti a produrre un bando, ma intanto si è depauperato oltre ogni limite il valore del patrimonio dei beni della SPA ed il suo avviamento commerciale, ormai inesistente. Forse sarebbe bastato copiare uno dei tanti che sono stati in questi anni pubblicati per l’affitto di molte altre stazioni termali italiane anche molto famose.

Tutti questi elementi hanno determinato negli esponenti, ma anche in larghissima parte dell’opinione pubblica e degli organi di informazione, la sensazione che sulle Terme di Sciacca si possa essere immaginata una strategia: l’attuale situazione fallimentare e lo stallo doloso sul bando per la gestione potrebbero essere forieri di una volontà di frammentazione del patrimonio immobiliare ed impiantistico delle Terme, costituito ed accresciuto nei tanti anni trascorsi che hanno visto le Terme crescere e svilupparsi fino a diventare il punto di riferimento dell’offerta termale siciliana.

E tale frammentazione potrebbe interessare soggetti imprenditoriali di scarso interesse ad una valorizzazione e rilancio dell’offerta turistico-termale perché interessati soprattutto agli immobili.

Le Terme infatti rappresentano un sistema di offerta che è e che, secondo gli esponenti, deve rimanere unitario per essere efficiente e per rispondere alla domanda di nuovo termalismo che emerge nel mercato nazionale ed internazionale: piccole operazioni immobiliari di smembramento, che potrebbero essere il prodotto di questa strategia, toglierebbero alla Città la sua caratterizzazione storica e culturale, oltre che economica.

Gli esponenti ritengono che nessuno abbia il diritto di privare Sciacca di un patrimonio pensato e voluto dai suoi cittadini che lo realizzarono negli anni quaranta con un prestito obbligazionario popolare, patrimonio che nel corso di cinquanta anni di storia è stato accresciuto, valorizzato, integrato, patrimonio sul quale la Città, almeno fino a quando l’Azienda ente pubblico regionale non era stata sostituita dalla Terme di Sciacca SPA, ha costruito la sua caratterizzazione economica, storica, culturale.

La chiusura delle strutture ricettive e termali delle Terme ha provocato un danno rilevantissimo non solo all’immagine della Città, faticosamente costruita e propagandata nel mondo, ma soprattutto alla sua economia, provocando l’inevitabile flessione di arrivi e presenze e danni anche alla piccola imprenditoria locale del settore ricettivo (pensioni, b&b, piccole strutture alberghiere) ma anche ai commercianti, agli artigiani, e a tutti gli altri settori economici per i quali le Terme rappresentavano un moltiplicatore.

Si confida pertanto nell’attenzione di Codesta Autorità Giudiziaria per la ricerca delle varie responsabilità ai vari livelli che, con azioni od omissioni, hanno determinato l’attuale fallimentare situazione e per le quali si verificheranno anche ipotesi di richieste risarcitorie.

Tanto premesso e ritenuto con il presente esposto si chiede che l’Ill.ma Procura della Repubblica presso il Tribunale di Sciacca e quella presso la Corte dei Conti della Regione Sicilia voglia avviare un’istruttoria volta a stabilire: – se sia effettivamente sussistente e a quanto ammonti esattamente il danno erariale patito, in relazione alla mancata attuazione delle disposizioni di legge che miravano a salvaguardare il capitale sociale; – a quali soggetti sia eventualmente ascrivibile la responsabilità nella produzione del suddetto danno.

In caso di ritenuta sussistenza dei suddetti elementi, si insta affinché venga promosso un giudizio contabile nei confronti dei ritenuti responsabili.

Con Osservanza.

Sciacca, 25/07/2015 Massimo RASO Franco CASTRONOVO Franco ZAMMUTO

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