Sospesa la riduzione idrica: Aica salva grazie alla politica. Ma il nodo resta
Il passaggio in commissione è bastato a congelare la procedura, anche se la norma dovrà adesso ottenere il definitivo via libera dell’Aula. I 20 milioni concessi dalla Regione dovranno essere restituiti. Ed è qui che si apre il vero nodo.
La scure di riduzione dell’erogazione idrica nei confronti dell’Azienda Idrica Comuni Agrigentini si è abbassata. La comunicazione è arrivata a Palazzo d’Orléans dai vertici di Siciliacque, l’amministratore delegato Stefano Mereu e il presidente Salvatore Castrovinci. Una decisione attesa, maturata dopo l’emendamento alla legge di Stabilità presentato dal presidente della Regione Siciliana, Renato Schifani, e approvato dalla Commissione Bilancio il 27 novembre. La norma prevede un prestito di 20 milioni di euro destinato ad Aica per coprire i debiti accumulati nei confronti della società di sovrambito. Il passaggio in commissione è bastato a congelare la procedura, anche se la norma dovrà adesso ottenere il definitivo via libera dell’Aula. La riduzione della fornitura era stata annunciata per la prima volta il 6 novembre, dopo mesi di morosità da parte di Aica. La consortile agrigentina ha infatti accumulato un debito superiore ai 23 milioni di euro, oltre interessi di mora, tra mancati pagamenti delle forniture pregresse (da agosto 2023) e correnti. Una proposta transattiva era stata avanzata, ma non ritenuta sostenibile: Siciliacque chiedeva 10 milioni entro il 21 novembre e poi 700 mila euro al mese, oltre al regolare pagamento della quota corrente. In assenza di risposte – mentre la presidente del cda Danila Nobile lanciava continui appelli al governo regionale – era stata fissata la data del 1° dicembre per l’avvio della riduzione, scatenando l’allarme tra sindaci e cittadini. La riduzione sarebbe stata “graduale”, ma comunque devastante per una comunità già segnata da una crisi idrica cronica, aggravata nell’ultimo anno. Siciliacque aveva alzato un muro più netto rispetto al passato, denunciando il rischio per il proprio equilibrio economico-finanziario. Aveva comunque garantito la dotazione minima prevista dalla legge, ma per gli agrigentini assetati sarebbe stato poco più di un pannicello caldo. Per giorni la tensione è stata altissima, con riunioni straordinarie dell’assemblea dei sindaci e incontri palermitani. La sospensione della misura è arrivata, ma non perché Aica abbia regolarizzato la propria posizione: è stata la politica a intervenire. Il problema, però, resta intatto. I 20 milioni concessi dovranno essere restituiti. Ed è qui che si apre il vero nodo. Aica, nata nel luglio 2021 con l’ambizione di rappresentare un modello nazionale di gestione pubblica del servizio idrico, non ha funzionato. I Comuni soci non hanno colto l’opportunità, molti non pagano quote né consumi, e la società si trova oggi schiacciata tra debiti e crediti inesigibili. Gli stessi crediti vantati da Aica verso utenti e soci – senza contare gli abusivi – ammontano a circa 20 milioni di euro, la cifra che ora la Regione ha prestato. Se non verranno recuperati, toccherà ai Comuni aprire le proprie casse per restituire il prestito. La vicenda mette a nudo le fragilità strutturali di un sistema che, nato con grandi aspettative, rischia di trasformarsi in un boomerang finanziario e politico. La gestione pubblica, salutata come svolta epocale, oggi mostra tutte le sue crepe. E se le cose andranno male, a pagare il conto saranno – come sempre – i cittadini.




