Sciacca, processo mafia e voto di scambio, chieste le condanne per gli imputati

Il processo si svolge con il rito abbreviato a Palermo. Due imputati sono accusati di associazione mafiosa, altri due imputati di voto di scambio
SCIACCA- Processo alle ultime battute. Nelle tre udienze fissate a settembre discuteranno le difese degli imputati. Si svolge con il rito abbreviato. La pubblica accusa ha chiesto le condanne per Domenico Friscia, di 61 anni di Sciacca, per 20 anni di reclusione. Per il saccense Giuseppe Marciante, di 37 anni, la richiesta è stata di 13 anni. Per i due imputati saccensi pende l’accusa di associazione mafiosa e vengono giudicati, con il rito abbreviato, dal gup del Tribunale di Palermo, Carmen Salustro. Nel medesimo processo sono imputati, per scambio elettorale politico-mafioso, l’ex consigliere comunale di Sciacca, il cinquantenne Vittorio Di Natale nei confronti del quale il pm ha chiesto 8 anni di reclusione, Per Rosario Catanzaro, di 65 anni, la richiesta è stata di 6 anni e 8 mesi.
Nelle udienze fissate il 16, 23 e 30 settembre discuteranno i difensori degli imputati. Il processo viene generato dalle indagini svolte a Sciacca dal nucleo di polizia economico-finanziaria del Gico di Palermo, con l’ausilio della locale Compagnia della guardia di finanza. Per gli investigatori, sarebbe emersa la capacità d’infiltrazione e di condizionamento dell’organizzazione nel tessuto socio-economico del territorio. A Friscia, che aveva un precedente per mafia di molti anni fa, si contesta di avere promosso, diretto e organizzato la famiglia mafiosa di Sciacca presiedendo riunioni e incontri con gli altri associati e gestendo tutte le relative attività e affari illeciti. Inoltre, secondo gli inquirenti, Domenico Friscia avrebbe promesso di procurare voti al candidato al Consiglio comunale di Sciacca nelle elezioni del 2022, Vittorio Di Natale con l’intermediazione di Catanzaro.