PICCHIAVA E VIOLENTAVA LA MOGLIE, CONDANNATO A 7 ANNI E 6 MESI
Stefano Conticello avrebbe fatto anche prostituire la moglie. Una vita coniugale nella quale la moglie ha subito una costante violenza fisica, sessuale e morale. Incatenata e imbavagliata se si rifiutava
Il collegio giudicante del tribunale di Sciacca, composto da Andrea Genna presidente e a latere dai giudici Silvia Capitano e Luisa Intini, ha inflitto un a pena di sette anni e sei mesi a Stefano Conticello, saccense di 44 residente a Ribera, per maltrattamenti in famiglia. Una tremenda storia di degrado e violenza all’interno delle mura domestiche.
I fatti contestati dalla Procura della Repubblica di Sciacca, rappresentata dal pubblico ministero Michele Marrone, sono stati perpetrati nel centro crispino fino al 2011. Conticello avrebbe “umiliato reiteratamente durante il corso della vita coniugale notevoli sofferenze fisiche e morali”. Una vita coniugale fitta di litigi al termine dei quali, anche davanti ai figli minori, volavano percosse, parole offensive. E poi pugni e schiaffi al viso, ma anche calci, fino a provocarle lesioni personali. Ma la violenza del marito non finiva qui, nonostante la violenza delle percorse.
Ma il contesto violento sarebbe andato oltre. Conticello, secondo la pubblica accusa, avrebbe, dopo una lite, anche cosparso di alcol i genitali esterni della moglie provocandole lesioni. Litigi quasi quotidiani nel corso dei quali, secondo gli inquirenti, Conticello avrebbe costretto la moglie a subire rapporti sessuali violenti, anche con l’uso di detergenti. E se si rifiutava, giù con le botte. Il violento marito avrebbe anche incatenato la moglie alla ringhiera della scala, imbavagliandola per non farla urlare e quindi insospettire il vicinato. Per la pubblica accusa, le percosse si sarebbero ripetute più volte in un giorno.
E come se tutto questa terribile violenza non bastasse, Conticello avrebbe esteso i suoi reati anche costringendo, nel settembre del 2011, la moglie a prostituirsi.
Oltre alla pena detentiva, Conticello è stato condannato anche all’interdizione perpetua dai pubblici uffici.