LE TERME, GLI ERRORI ED I PECCATI CAPITALI

La vicenda delle Terme può essere considerata una metafora di quello che è Sciacca, anzi di quello che non è. Non è soprattutto una città che si vuole bene, anzi in verità non tiene minimamente a sé stessa, in fondo si disprezza e non se ne vergogna. Se volessimo ricercare quale sia il sentimento più diffuso tra la gran parte dei suoi cittadini potremmo rispondere, senza timore di essere smentiti, che è l’invidia, quella sensazione che si prova quando si esce perdenti dal confronto sociale, quella che si sperimenta quando “l’altro” ha qualcosa che noi vorremmo e che non abbiamo, si tratti della posizione sociale, della cultura, dell’intelligenza, della capacità o di beni o oggetti di lusso, o ancora della bellezza.

In questa sensazione vi sono in realtà due aspetti: l’ammissione di essere inferiori ed il tentativo di danneggiare il soggetto/oggetto della propria invidia, cioè “l’altro”, senza rappresentarlo in modo aperto ma subdolo, mancando all’invidioso soprattutto il coraggio. In secondo ordine viene il sentimento dell’accidia, che si manifesta attraverso la noia e l’indifferenza. Questi due peccati capitali Sciacca li concentra, e per tornare alla vicenda delle Terme, li esalta.

Quando si dice che Sciacca è una città dove gli “stranieri” hanno fortuna, si dice il vero, ma questa “esterofilia” è direttamente figlia dell’invidia e dell’accidia. La gran parte degli sciacchitani apprezzano la capacità, la cultura, l’intelligenza (e magari anche ricchezze e bellezza) solo se presenti in “un altro da sé”, come si usa dire nel linguaggio analitico, in qualcuno che non è di Sciacca; solo così, infatti, non c’è la necessità di un confronto (e magari del riconoscimento di una inferiorità) con un altro soggetto “cittadino”.

Da quindici anni alle Terme governano soltanto “stranieri”, ritenuti più capaci, più preparati, insomma “più” rispetto a qualche autoctono, con tanto di avallo da parte della classe politica cittadina (nazionale, regionale, comunale) che ricorrendo agli stranieri evita anch’essa il confronto con qualche proprio concittadino, temendo di perderlo questo confronto e di uscirne in qualche modo sminuita. L’avere coltivato per anni sulle Terme questa posizione esterofila ha prodotto lo sfacelo, ma insieme all’accidia.

In fondo, tutto sembra tranne che le Terme interessino a qualcuno. Il massimo che è stato prodotto è stata una raccolta di firme, una manifestazione fatta dai soliti noti, una passerella di assessori regionali, e poi lettere, lettere, lettere e qualche telefonata. Un po’ poco. I dipendenti stagionali hanno drammaticamente rappresentato nella loro lettera a questo giornale quale sia il livello di sofferenza che essi e le loro famiglie vivono e vivranno, perché al di là dell’emergenza legata ai prossimi mesi il vero problema resta il loro futuro, che è poi anche il futuro della risorsa.

Piaccia o non piaccia, invidia o non indivia, c’è stato un tempo, dobbiamo riconoscerlo, in cui le Terme sono state un vero punto di riferimento per il turismo ed il termalismo della Sicilia.

Oggi anziché affannarsi a negarlo sarebbe più etico fare una autocritica, riconoscere i propri errori e ricominciare da capo. Ma senza il riconoscimento dei propri errori si è condannati a ripeterli.

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