Inchiesta Ars: uso improprio dell’auto blu e accuse di corruzione. Il caso Galvagno diventa politico

Crescono le pressioni per un chiarimento in aula, mentre l’antimafia ha chiesto al presidente dell’Ars di riferire “a tutela della sua figura e per evitare una delegittimazione del sistema democratico siciliano”

Le ombre sull’inchiesta per corruzione che coinvolge il presidente dell’Ars Gaetano Galvagno, alcuni suoi collaboratori e due imprenditori tra Palermo e Catania si allungano. Dopo i sospetti su contributi per eventi, incarichi fiduciari, auto a nolo gratuite e biglietti omaggio, emerge anche un presunto uso improprio dell’auto blu.

Il caso ha ormai travalicato i confini giudiziari per approdare sul terreno politico. Il sindaco di Palermo Roberto Lagalla ha chiesto con una lettera al sindacato Libersind le dimissioni di Marcella Cannariato – uno dei due imprenditori coinvolti – dal Consiglio d’indirizzo del Teatro Massimo. Dal versante parlamentare, il deputato regionale Ismaele La Vardera (Controcorrente) ha chiesto che Galvagno rimuova la sua portavoce, Sabrina de Capitani, oltre a sollecitarne un intervento chiarificatore in aula. Sulla stessa linea il capogruppo Pd all’Ars, Michele Catanzaro, che ha definito “corretto e doveroso” un passaggio pubblico del presidente “per rispetto dell’istituzione che rappresenta”.

Cracolici: “Serve trasparenza per difendere la democrazia” Un invito più istituzionale è arrivato anche dal presidente della Commissione regionale Antimafia, Antonello Cracolici, che ha chiesto a Galvagno di riferire “a tutela della sua figura e per evitare una delegittimazione del sistema democratico siciliano”, sottolineando come la narrazione frammentata dei fatti rischi di alimentare confusione e sfiducia. La vicenda resta al vaglio della magistratura, ma intanto nell’aula di Palazzo dei Normanni cresce l’attesa per una presa di parola ufficiale da parte del diretto interessato.