Il new style dell’AICA di Danila Nobile anche nella lettera al personale. Un perfetto coach che sa motivare la squadra

Nonostante le difficoltà della società pubblica che gestisce il servizio idrico integrato nella nostra provincia, la presidente Danila Nobile, dal suo insediamento, ha saputo imprimere una svolta imponente e significativa. Una svolta che si estende anche al rapporto con il personale

AGRIGENTO- E’ insolito che un giornale accenda il suo riflettore su una lettera aziendale indirizzata al personale per gli auguri natalizi. Non lo diventa, invece, se il riflettore illumina la sostanza e il messaggio che emergono tra le righe della missiva. L’azienda è l’AICA, la “consortile” pubblica che gestisce il complesso servizio idrico integrato nella nostra provincia. Una consortile nata male, gestita attraverso inserimenti di personaggi scelti dalla politica che hanno condotta la medesima sul baratro dal quale non è facile uscirne. Ma è proprio questa situazione che valica l’allarme per accedere in una realtà che rischia il vanificare delle lotte per la gestione pubblica dell’acqua. Una lotta che vede AICA contro un gigante privato, Siciliacque, che ha come socio con il 26% di quote la Regione siciliana. Una presenza che doveva tutelare i cittadini e che, nella realtà, così non è. Lo abbiamo scritto in un precedente articolo che riguarda la vicenda dell’acquedotto Favara di Burgio. Una ingiustizia e un caso di illegittimità di una concessione che non ha fondamenta giuridiche e che incide in modo pesante sul bilancio di AICA e, di riflesso, sulle bollette pagate dai cittadini. La Regione socio fugge dal suo ruolo di tutela verso la comunità dei cittadini e si adagia comodamente sulla logica commerciale del socio di maggioranza. Ma andiamo oltre e soffermiamoci sulla lettera che la presidente Danila Nobile ha inviato ai “colleghe e colleghi” di AICA. Una lettera di auguri che esce fuori dagli stereotipi cui siamo abituati. Ed è per tale motivo che il nostro giornale su di essa accende il riflettore.
La missiva augurale ha una sostanza che trova radici nell’esperienza del dolore. Solo chi da esso è colpito matura una sensibilità profonda e dal medesimo dolore trae forza per dedicare la propria vita donando il proprio impegno, la propria professionalità, la propria tenacia, per traguardi segnati dal senso del bene comune, dell’attenzione rivolta al prossimo. Prossimo che poi è il fondamento della dottrina cristiana. Con la presidente Nobile ci lega l’esperienza di un dolore insanabile. Lei ha perso il marito, chi scrive la moglie. Il dolore ha, purtroppo un bivio. Una strada porta alla fortificazione del proprio carattere e a consolidare gli obiettivi della vita anche in funzione di una sorta di missione rivolta a chi non c’è più. L’altra porta alla passività, a chiudersi a riccio, ad annullarsi, a non avere traguardi. Abbiamo scelto la prima, quella più difficile e che guarda la realtà in faccia e l’affronta con determinazione. E qui entriamo nella sostanza della lettera augurale inviata da Danila Nobile alle “colleghe” e ai “colleghi”.
Cosi, infatti, inizia la missiva: “Care colleghe, cari colleghi, il Natale è, per tutti, un tempo di bilanci. Un tempo in cui il lavoro quotidiano si intreccia con la vita, con le fatiche, con ciò che siamo stati capaci di tenere in piedi anche quando tutto sembrava più complesso del previsto”.
Danila Nobile pone le risorse della consortile sul livello orizzontale. Non usa il sostantivo “collaboratori”. Colleghe e colleghi pone il personale sullo stesso piano a condivisione di un obiettivo per nulla facile: non far morire AICA. Prima di passare alla parte più significativa della missiva, secondo il nostro punto interpretativo, la presidente ricorda che “il 2025 è stato un anno difficile. Un anno che ha messo alla prova AICA, il servizio idrico, i nostri territori e, soprattutto, le persone che ogni giorno garantiscono continuità, presenza, responsabilità. Un anno fatto di criticità, di tensioni, di emergenze, ma anche di scelte coraggiose, di decisioni assunte con senso del dovere e di risultati concreti raggiunti insieme. Oggi possiamo dirlo con onestà e senza retorica: ce l’abbiamo fatta. Non perché tutto sia risolto, ma perché non ci siamo mai sottratti, perché abbiamo continuato a lavorare, spesso in silenzio, spesso sotto pressione, con la consapevolezza che dietro ogni atto, ogni intervento, ogni turnazione, c’è una comunità che dipende da noi. A ciascuno di voi va il mio grazie sincero. Per il lavoro svolto, per la pazienza, per la professionalità, per il senso di appartenenza dimostrato anche nei momenti più duri e per la grande fiducia che avete riposto in me, per la quale ve ne sono immensamente grata. AICA oggi è più solida, più credibile, più rispettata perché lo siete voi”.
Fin qui, il messaggio della presidente rientra nella normalità di una comunicazione aziendale nel periodo natalizio e di fine anno. Inizia, invece, il messaggio che esce fuori dagli schemi standard e attinge la sostanza dalla esperienza del dolore. La comunicazione aziendale si incanala sul solco della sostanza della vita, quella vita il cui domani è sempre una incertezza. Quella vita che sottoponiamo costantemente alle ansie quotidiane e al raggiungimento di traguardi effimeri e materiali.
“Consentitemi, in questo momento, una nota personale”. E’ quasi in punta di piedi, ma col cuore aperto, che la presidente lascia il ruolo che ricopre per trasmettere l’esperienza del dolore che si trasforma nel fare, nel lottare, nell’affrontare le tempeste con la tempra di un guerriero che ha sofferto profondamente. Ma soprattutto, esalta il senso della vita. E per non togliere nulla al profondo messaggio trasmesso da Danila Nobile a “colleghe” e “colleghi”, riportiamo integralmente la vera sostanza della missiva aziendale.
“Per me questo Natale ha un significato particolare. Lo vivrò senza una persona che per me è stata vita, presenza, fondamento. Un’assenza che il tempo non cancella, ma che negli anni mi ha insegnato una lezione essenziale: nulla è scontato e ogni giorno va abitato con consapevolezza, responsabilità e gratitudine. Da quella esperienza ho imparato a rialzarmi, a diventare più forte, ad amare profondamente questa vita e il lavoro che svolgo, dando valore a ogni persona, a ogni scelta, a ogni istante che mi è affidato. Perché il tempo che abbiamo – nel lavoro come nelle relazioni – è il bene più prezioso che possediamo. A volte nella vita incontriamo persone che fanno la differenza. Persone che meritano di essere riconosciute, custodite, non date per scontate. Perché ciò che conta davvero non è solo esserci, ma scegliere di restare, con presenza, rispetto e autenticità. La famiglia, gli affetti, i colleghi, le relazioni autentiche sono ciò che ci sostiene quando le responsabilità diventano pesanti e le giornate sembrano non finire mai. È con questo sentimento che auguro a ciascuno di voi di dare valore alle persone che vi sono accanto, di dedicare tempo vero a ciò che conta, di non rimandare mai un gesto, una parola, una presenza. Perché sono queste le cose che, alla fine, restano. E che danno senso a tutto il resto. A voi e alle vostre famiglie auguro un Natale di pace e un Capodanno di speranza, con l’auspicio che il nuovo anno ci trovi ancora uniti, responsabili e umani, nel lavoro come nella vita. Con stima profonda e riconoscenza”