DOPO PIZZAFEST, PENSARE PIU’ ALLE PROPOSTE CHE AL MERO SCONTRO POLITICO
Editoriale di Filippo Cardinale
Il ricordo di una Ribera operosa, ricca, propositrice, centro di un’agricoltura fiorente e punto di riferimento importante di un vasto territorio, può sbalordire le nuove generazioni che si trovano a vivere in una realtà completamente diversa da quella di un periodo florido. Molto probabilmente, sconoscono anche a grandi pennellate la Ribera di qualche decennio fa. C’era un’imprenditoria agricola coraggiosa, intelligente, che puntava a reinvestire i redditi derivanti dal lavoro in campagna. C’erano i “giardini”, termine per distinguere nettamente la coltivazione di una campagna, dalla coltivazione di un terreno molto pregiato, fruttuoso, esteticamente bello, economicamente ambito.
Ma c’erano anche, nel tessuto sociale, interessanti intelligenze di (allora) giovani studenti universitari che rappresentavano un’interessante piattaforma di lancio per il futuro di Ribera. C’era anche una classe politica che dibatteva su temi reali che interessavano la comunità. Una classe politica che risiedeva nel Pci, nella Dc, nel Psi. I Consigli comunali erano il naturale teatro nel quale il dibattito politico, seppure serrato, era farcito di contenti.
Oggi, a distanza di molti anni, la fotografia di quella Ribera è sbiadita. A stento si riesce a definire qualche particolare interessante. Al suo posto, purtroppo, ha preso posto di rilievo una fotografia diversa dove i colori dominanti sono grigi. Il settore trainante, l’agricoltura, non dà più la forza propulsiva capace di invogliare le nuove generazioni a proseguire con l’impresa dei familiari. Non si è programmato un piano di sviluppo che potesse rappresentare un’opportunità economica diversificata. La politica non ha saputo offrire quell’apporto necessario per spingere Ribera oltre lo stallo in cui da troppi anni è finita. La politica, ma anche la società “civile”, non ha saputo, e non sa dare, un adeguato supporto per proiettare la cittadina verso migliori lidi, verso migliori opportunità.
Da tempo la politica è intenta a litigare, come del resto ovunque), a reclamizzare doti che rimangono solo sulla carta e mai che si trasformano in fatti concreti. Ognuno reclamizza il proprio prodotto, spesso fatto di illusioni. Ognuno reclamizza la propria “ricetta” magica, ma alla fine rimane solo un mago col suo cappello vuoto. La tensione sale anche nella società “civile”. C’è tanta rabbia, giustificata dalla mancanza di prospettive, di lavoro, di soldi. Rabbia che si riverbera, in larga misura sui social network. E spesso capita che chi critica che la città non è pulita contribuisce direttamente a sporcarla. Sarebbe bello, ma soprattutto utile, che la politica ritornasse a discutere su temi seri, su temi che possano edificare una Ribera del futuro, foriera di speranze per le nove generazioni.
Si è conclusa da qualche giorno la manifestazione PizzaFest, giunta alla sua giunta alla sua quinta edizione. Un appuntamento che continua a registare un’importante affluenza di gente e che merita una seria riflessione per un suo rilancio significativo. E’ un’invenzione di cinque anni fa partorita dall’allora, e attuale sindaco, Carmelo Pace. L’idea era quella di attrarre flusso di persone dopo agosto e precisamente nell’arco della prima decade, nell’intento di “prolungare” le presenze nella località balneare di Seccagrande. Questa l’idea. Ogni progetto nasce con la premessa che è modificabile, migliorabile, perfettibile.
Del resto, Il Cous Cous Fest di San Vito Lo Capo è l’esempio di come una manifestazione ha bisogno di tempo e costanza per diventare un appuntamento di rilievo e di successo. E’ sul progetto iniziale che bisogna discutere, confrontarsi, crescere, migliorare. Purtroppo, anche questo appuntamento è diventato occasione di “scontro” politico. Molto probabilmente agevolato da parole lasciate in libera uscita e delle quali si poteva fare a meno. Ma questo “incidente” non può deragliare il dibattito dal solco principale, cioè cosa fare per migliorare e potenziare la manifestazione.
Del resto, è stato lo stesso avversario politico di Pace, Nenè Mangiacavallo, in una nota stampa, a ribadire favorevolmente la validità del PizzaFest, ovviamente con i dovuti accorgimenti. Lo scontro politico di questi ultimi giorni, invece, si è concentrato ad alimentare una tensione politica su una espressione pronunciata da Pace sul palco di Seccagrande. Il tutto poteva essere evitato, anche dal punto di vista degli equivoci che il riferimento di Pace ha generato.
Ma la questione appare secondaria, mentre si evita la sostanza, quella vera. Lo scontro politico, o meglio il dibattito politico, dovrebbe, invece, essere concentrato sulle proposte migliorative per lanciare definitivamente la manifestazione del PizzaFest. Le parti politiche, ad iniziare dall’opposizione, dovrebbe, anche in seno al Consiglio comunale, proporre la sua idea di rilancio e di potenziamento della manifestazione, con contenuti, idee e proposte.
Altrimenti il rischio reale è quella di esaltare la tensione finalizzata, da parte dell’opposizione, ad una lotta politica non di contenuti, ma come mera rivalsa di una campagna elettorale persa. Le elezioni si sono svolte con un ventaglio di candidati. La scelta è stata compiuta. Il ballottaggio si è concluso con la scelta fatta da parte di elettori. Una scelta democratica che non consente a nessuno di dividere gli elettori in “buoni e cattivi”. Ribera si attende, da ambedue gli schieramenti politici, l’alimentazione di dibattiti di sostanza, di programmi, di idee, mirati a creare i binari sui quali fare intraprendere un viaggio di prospettiva per Ribera.
Forse la politica della seconda Repubblica ha trasmesso un’idea contorta dove l’insulto prevale sulla ragione, sul dialogo, sul confronto.