Corruzione, chiesto il processo per Galvagno, presidente dell’Ars, e altri cinque indagati

PALERMO-  I pm lo scorso 18 novembre hanno depositato la richiesta di rinvio a giudizio del presidente dell’Ars, esponente di Fratelli d’Italia, e di altri cinque indagati. Il giudice per le indagini preliminari Giuseppa Zampino ha notificato oggi agli indagati la fissazione dell’udienza per il 21 gennaio. Dall’inchiesta esce l’imprenditore catanese dei concerti Nuccio La Ferlita. La sua posizione è stata stralciata probabilmente perché destinata all’archiviazione. Altra novità rispetto al precedente avviso di conclusione delle indagini: non c’è il nome di Giuseppe Cinquemani, segretario particolare di Galvagno. Il procuratore Maurizio de Lucia e i sostituti Andrea Fusco e Felice De Benedittis vogliono processare l’ex portavoce di Galvagno, Sabrina De Capitani, l’imprenditrice Marcella Cannariato (moglie del fondatore di Sicily by Car Tommaso Dragotto), l’esperta di marketing e dipendente della Fondazione orchestra sinfonica siciliana Marianna Amato, l’event manager Alessandro Alessi e l’autista dell’Ars Roberto Marino. Sotto accusa i finanziamenti (votati dall’Ars o direttamente concessi da Galvagno in qualità di presidente del parlamento siciliano e della Fondazione Federico II): 198.000 per “Un magico Natale” edizioni 2023 e 2024 organizzati dalla Fondazione Dragotto, un “apericena” da 10 mila euro offerto dalla presidenza dell’Ars in occasione dell’iniziativa culturale “Donne, economia e potere” organizzato dalla Fondazione Bellisario, 27 mila euro alla Fondazione Dragotto per organizzare “Sicilia per le donne” nel 2023 (una parte stanziata dall’Ars e un’altra dalla Federico II). Il reato principale contestato è la corruzione. Galvagno risponde anche di peculato per l’utilizzo dell’auto blu, ma anche di falso e truffa legati alle missioni rimborsate all’autista Marino. Quest’ultimo su indicazione del presidente dell’Ars usava l’Audi A6 per ritirare cibo – kebab, sushi e patatine etc etc – da portare a Galvagno oppure per un passaggio a parenti e amici del presidente. A volte era De Capitani a servirsi della macchina. Lo stesso autista Marino l’avrebbe usata per sbrigare faccende private o per missione che in realtà non sarebbe avvenute.