ARCHIVIAZIONE PER IL COMANDANTE CALIA. NON COMMISE FALSO IDEOLOGICO, NE’ ABUSO DI UFFICIO

Per lui una denuncia-querela per falso ideologico in atto pubblico presentata dall’ex Commissario Puccio

Il procedimento penale promosso nei confronti del comandante della Polizia Municipale, Francesco Calia, si è concluso con l’archiviazione da parte del Gip del Tribunale di Sciacca, Roberta Nadori. In verità, si tratta di una doppia archiviazione, perché la prima era stata formulata dal pubblico ministero. All’archiviazione proposta dalla magistratura inquirente è seguito il ricorso della parte offesa, Giuseppe Puccio, funzionario del Comune di Sciacca, ed ex Commissario di Polizia Municipale.

Il Gip Nodari ha ritenuto di procedere all’archiviazione perché nell’atto amministrativo oggetto dell’esposto di Puccio “non può configurarsi il reato di falso ideologico in atto pubblico”. L’ordinanza di archiviazione è datata il 4 gennaio scorso.

La vicenda trae origine il 27 maggio 2011, quando il Comandante della Polizia Municipale, Francesco Calia, presentava al segretario generale del Comune richiesta di mobilità interna d’ufficio per Giuseppe Puccio per ragioni “di incompatibilità ambientale e per il venir meno del rapporto di fiduciario tra il responsabile dell’unità lavorativa e chi è parte organica ed integrante di essa”. Il Comandante Calia, inoltre, nell’istanza rivolta al segretario generale, aggiungeva che “il comportamento del Puccio ha acquistato valenze tali da essere stato sottoposto all’attenzione della Procura per le valutazioni che riterrà di fare e per le aioni di propria competenza”.

Il segretario generale, con determina n. 9 del 30 agosto 2011 disponeva l’assunzione in servizio di Puccio nel 6° Settore, in accoglimento alla richiesta di mobilità interna volontaria presentata dal medesimo Puccio. Il 27 maggio del 2014, Giuseppe Puccio presentava denuncia-querela contro il Comandante Calia per falso ideologico in atto pubblico per la frase contenuta nella nota a firma dello stesso Calia.

Secondo Puccio, il Comandante avrebbe comunicato alla segreteria generale di aver notiziato l’Autorità Giudiziaria del fatto comportamentale del Puccio, mentre, accedendo agli atti, quest’ultimo, rilevava che non era emerse alcuna comunicazione del Calia all’Autorità Giudiziaria.

Il pubblico ministero, nella richiesta di archiviazione, aveva rilevato che “non era integrato il delitto di falso ideologico, né altro reato quale l’abuso di ufficio, perché l’atto posto in essere dal Calia non è un atto pubblico, bensì un atto privatistico di gestione del rapporto di lavoro concernente la mobilità interna del singolo dipendente stante la privatizzazione dei rapporti di pubblico impiego”.

Il Gip fa rilevare, nella motivazione dell’ordinanza di archiviazione, che l’atto sottoscritto dal Comandante Calia “non è neanche l’atto con cui è stata disposta la mobilità del dipendente Puccio, bensì l’istanza con la quale il Calia ha chiesto la mobilità interna d’ufficio del Puccio”. Dunque, per il Gip, l’atto sottoscritto dal Calia, “neppure in parte può riconoscersi nella natura di atto pubblico, sicchè in relazione al suo contenuto non può configurarsi il reato di falso ideologico in atto pubblico”.

La vicenda finisce qui? Difficile pronosticarlo. La parte offesa dopo la prima archiviazione da parte del publico ministero ha avanzato ricorso al Gip che ha archiviato il procedimento. Dal Comando della Polizia Municipale le bocche sono ermetiche. Ma non sarebbe una sorpresa se la vicenda proseguisse per altre vie giudiziarie.

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