Il giudice per le indagini preliminari Maria Pino aveva respinto le precedenti richieste di archiviazione avanzate dalla stessa Procura di Palermo e imposto nuove indagini. In particolare, sono stati passati al setaccio i movimenti bancari del padre imprenditore per scoprire eventuali anomale uscite che giustificassero l’ipotesi che avesse comprato voti per il figlio in occasione delle Regionali del 1996 e del 2001. Indagini che hanno dato esito negativo. Solo sospetti, come sottolinea il giudice Pino, ma nessun riscontro.
Il legale di Cimino, l’avvocato Nico Caleca, ha sempre sostenuto che Cimino, è stato anche assessore e vice presidente della Regione, non ha mai avuto alcun contatto con i mafiosi, così come confermato dagli stessi pentiti.