Le indagini condotte dalla Dia, coordinate dalla Procura della Repubblica di Messina, avrebbero portato alla luce che nel corso del 2020 gli indagati avrebbero posto in essere una serie di collusioni turbando il procedimento di formazione del bando di gara riguardante l’espletamento del servizio di presidio antincendio nelle gallerie della rete autostradale A18 Messina-Catania e A20 Messina-Palermo, indetto dal Consorzio Autostrade Siciliane per un importo di quasi 10 milioni di euro.
Secondo le investigazioni, attraverso le loro condotte, gli indagati sarebbero riusciti a strutturare il bando in maniera tale da indurre la stazione appaltante ad individuare il contraente nell’’Ati degli indagati. Tutto ciò è stato documentato tramite attività tecnica e servizi di pedinamento, attraverso ripetuti incontri e scambi di documentazione riservata tra gli indagati. In tal modo si incideva sui contenuti dei bando, che una volta modificato presentava requisiti tecnici particolarmente restrittivi con l’intento di escludere potenziali concorrenti.
“Le notizie sull’inchiesta della Dia di Catania e sull’arresto di un dirigente a riposo del Consorzio non possono che provocare amarezza e sconcerto, anche se si tratta di fatti accaduti tre anni fa”. È questo il primo commento del neo presidente Filippo Nasca ai fatti emersi stamani. “Nel confermare la massima collaborazione nei confronti della magistratura” – prosegue l’avvocato Nasca – “confermo che già nel prossimo consiglio direttivo di venerdì saranno decise drastiche misure di rafforzamento dei presidi anticorruttivi interni, con un turn over dei responsabili dei procedimenti e una ricognizione delle gare d’appalto in corso di espletamento. L’opera di riorganizzazione del Consorzio Autostrade Siciliane è appena all’inizio, sarà purtroppo non breve ma estremamente incisiva”.
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