Era entrato in Cosa Nostra per cambiare vita,circondato da una rete impenetrabile di collaboratori pronti a proteggerlo. Adesso ha cambiato vita al contrario,collaborando con la giustizia e pendendosi del passato mafioso.
Ha iniziato a fare anti nomi da riempire centinaia di pagine di verbali. È un fiume in piena Vito Bucceri, il bracciante agricolo che, secondo le indagini dalle quali è sfociata l’operazione antimafia “Opuntia”, sarebbe il capo della famiglia mafiosa di Menfi.
Tra i nomi spunta quello di Leo Sutera, il “professore” che, secondo quanto scritto nei verbali della Dda, avrebbe messo Bucceri a capo del clan menfitano. Gli indagati dell’operazione “Opuntia”, compreso Bucceri, secondo gli inquirenti, avrebbero cercato di dare nuova “linfa” alla famiglia mafiosa di Menfi e Sciacca, prendendo contatti con due esponenti di spicco come il sambucese Leo Sutera e Pietro Campo, di Santa Margherita Belice.
Proprio con quest’ultimo, Bucceri avrebbe avuto diversi contatti. “Con Campo – si legge in uno stralcio dei verbali pubblicati sul Giornale di Sicilia di oggi– abbiamo parlato approfonditamente della questione delle ‘macchinette’ e Campo mi disse che se avevo difficoltà me le avrebbe fatte trovare lui. Campo – dice il pentito – mi avrebbe dato una percentuale sull’incasso dei videopoker, cioè io gli avrei dato tutto quello che guadagnavo e lui me ne lasciava una parte”.
Bucceri si sarebbe soffermato, inoltre, anche sull’organigramma del mandamento della zona occidentale dell’Agrigentino. “Secondo le notizie in mio possesso – si legge ancora sul Giornale di Sicilia – risalenti a prima del mio arresto del 2008, il mandamento in cui io ero inserito ricomprende i territori di Sambuca, Santa Margherita, Montevago, Menfi e Sciacca. Il capo era Sutera ed in caso di sua assenza era Campo a prendere le decisioni”.