C’è nella nostra città una smania di potere che attacca come un virus. E deve essere davvero potente. Da una semplice e fortuita segnalazione che parte dalla politica, si riesce a costruire una posizione che la si vuol far divenire perpetua. La cosa pubblica è intesa come cosa privata. Non c’è, nella nostra città, un limite temporale entro cui iniziare e terminare una missione, un ruolo pubblico. No, si tende a perpetuarlo.
A volte si trasforma, tale smania, anche in mania nepotistica, se non dispotica. Con la scusa delle assemblee partecipative si riescono anche a scomporre equilibri, o, peggio ancora, a imporre limiti e paletti a situazioni che sembravano già delineate.
Una cosa è certa, che la smania palesata in questi giorni non giova affatto. Anzi, essa rappresenta il prologo di una replica di qualcosa che in città si è già visto. Uno spettacolo litigioso di cui la città non avverte affatto il bisogno.
La classe politica si assuma il senso di responsabilità, trovando anche il coraggio di dire con forza no a situazioni che sarebbero davvero imbarazzanti.
Chi ha orecchie per intendere, intenda.
Filippo Cardinale
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