La nuova posizione del centrodestra: politically correct o incapacità di assumere precise responsabilità?

La vita politica saccense vive un lungo periodo di oscurantismo con larghe pennellate di decadentismo. Il centrodestra è frazionato, la coalizione vincitrice delle elezioni del 2022 si è sciolta come neve al sole. E la nave va senza rotta e con un nocchiero che si è avviluppato in errori di visione politica e con molta autoreferenzialità

SCIACCA- Le “grandi novità” dell’ultimo scorcio dell’anno che sta volgendo al termine sono le luminarie natalizie collocate, i botti di capodanno, la riesumazione della Ztl con un ventaglio di orari che sembrano predisposti ad alimentare la confusione dei saccensi, già confusi per un gioco politico delle tre carte che disarma chiunque. L’articolato ventaglio degli orari della Ztl si sarebbe evitato con la formula elementare del semaforo posto all’inizio dei varchi: se è verde passi, se è rosso non puoi transitare. Punto e basta. Ma la classe politica della città sembra affascinata dal rebus. E sulla città degnissima regna l’indegno. L’indegno di una politica che ha perso la bussola, il filo logico che la politica richiede. La politica cittadina ha preso il virus della illogicità, del falso “bene della città” che maschera, invece, i tornaconti personali, squisitamente personali, misti alla cecità del tirare a campare.
Dobbiamo essere sinceri, dopo tutto quello che è accaduto nelle ultime settimane, ma soprattutto dopo la posizione assunta dagli assessori mandati a casa in modo indegno e dai consiglieri comunali ex sostenitori del Sindaco, non ce lo aspettavamo. Non ci aspettavamo della reazione del sindaco, della sua ostinazione ad andare avanti nonostante tutto. Nonostante sia rimasto con un solo consigliere comunale che veste alla perfezione le vesti del cardinale Richelieu. Nonostante abbia liquefatto la sua creatura “civica”, il movimento Mizzica; nonostante abbia dapprima infangato il Pd per poi allearsi in campagna elettorale; nonostante abbia aderito al Pd lo scorso 31 dicembre nell’unico modo in cui non doveva farlo. Oggi, a distanza di oltre un mese, il sindaco ha cambiato radicalmente la sua visione politica civica, la sua refrattarietà all’ancien regime che, paradossalmente, sta accogliendo a braccia aperte. O se si preferisce, ha rispolverato e indossato il pensiero del Principe di Salina, se vogliamo che tutto rimanga com’è, bisogna che tutto cambi. Il risultato è sotto gli occhi di tutti, ma soprattutto sotto gi occhi di una città che perfettamente si è adagiata sul minimo sindacale della sopravvivenza. Il sindaco e la sinistra, incluso il civismo che si maschera da cavallo di Troia, hanno ancora una volta rappresentato perfettamente la vocazione alla divisione. Lo hanno fatto con Vito Bono e poi ancora con Francesca Valenti. Oggi la formula matematica, inversa a quella biblica riferita a pane e pesci, viene riproposta. La conseguenza è lo stallo politico.
E se Sparta piange, Atene non ride. Il centrodestra è diventato autore del tetro dell’assurdo. Parte del centrodestra poichè taluni consiglieri hanno espresso senza timore e tentennamenti la posizione di coerenza tra l’etichettare di fallimento l’amministrazione Termine e la volontà a sfiduciare il sindaco. Altri hanno preferito aggrapparsi al salvagente del tirare a campà, altri sono in mezzo al guado, presi dalla paura di fare un passo avanti o uno indietro. Non ci aspettavamo posizioni così silenziose, così raccolte in sofferte e dolorose riflessioni, così timorose quasi si trattasse di un dilemma degno di Amleto. Ma allora c’è da apprezzare questo assodante silenzio? Questo orientamento di estremo rispetto, di politically correct come si dice oggi, verso una Amministrazione ed una maggioranza consiliare mandate in frantumi dal loro leader, silenzio nel quale cioè si evita ogni potenziale contestazione per un timore dovuto non si sa neppure a che cosa? Ma nemmeno per idea, c’è invece da capire il perché, cosa che secondo noi va anche al di là dell’affetto per la poltrona di consigliere comunale che pure per molti componenti dell’Organo ha un suo fondamento, e va invece ricercato nell’esistenza o meno della coesione di una opposizione diventata ormai la maggioranza adottiva di questo Sindaco (o di quello che ne rimane).
La prima risposta è il frazionamento del centrodestra. In politica, quando accadono queste cose, bisogna assumere precise responsabilità, specialmente quando si sono votate insieme ai consiglieri del Sindaco, ma a volte addirittura anche da soli, quasi tutte le proposte pervenute dall’Amministrazione – tranne quelle inoffensive come la bocciatura del rendiconto – per “il bene della Città”. La politica è certamente fatta di attese, di ricerca di soluzioni condivise, ma anche di confronto, di scontro quando occorre, specialmente quando in questi tre anni e mezzo non c’è stata seduta consiliare o posizione mediatica nelle quali, sia pure in ordine sparso, si è detto, ridetto e dibattuto della pochezza della proposta politica di cui Termine era portatore e dell’insufficienza della relativa azione ammnistrativa.
Quando alla fine degli anni novanta il Consiglio Comunale del tempo votò la mozione di sfiducia all’allora Sindaco Messina, decretando anche lo scioglimento di sé stesso ed il richiamo degli elettori alle urne furono pochi coloro che nello schieramento opposto (numeroso come quello di oggi) ebbero il timore di non rivedere più l’Aula consiliare. Ma allora nonostante gli sforzi addirittura di un Sottosegretario che sosteneva insieme alla sinistra Messina Sindaco la mozione venne votata ed approvata.
Ma allora quale è il vero nocciolo della questione? E’ il fatto cheil centrodestra non ha un progetto per il dopo, e non lo ha su più livelli. Anzitutto non ha ancora affrontato il problema di una candidatura sindacale, come se i 18 mesi che ci separano dalla normale scadenza del mandato sindacale e della consiliatura fossero tantissimi quando invece un candidato si congegna per tempo, si prepara, gli si organizza intorno un squadra ed un progetto. E questa è la seconda nota dolente: il centrodestra ha un progetto per questa Città? E soprattutto è un progetto che riesce a condividere? Non le cento cose da libro dei sogni ma le dieci cose fattibili che possano ridare a Sciacca una centralità perduta che l’attuale Sindaco ed il suo ex schieramento non sono riusciti a garantire. L’occasione per il centrodestra è importante, ma il coraggio se uno non lo ha non se lo può dare.