Inchiesta appalti truccati: la reazione di Cuffaro e Romano

I commenti di Renato Schifani, Ismaele La Vardera, Michele Catanzaro, Nuccio Di Paola, Antonio De Luca e Cateno De Luca.

Totò Cuffaro, segretario nazionale della DC, indagato dalla Procura di Palermo nell’inchiesta su presunti appalti truccati, che vede coinvolti Totò Cuffaro e Saverio Romano e altri 16 persone, tra cui politici, dirigenti e funzionari di aziende sanitarie, ha diffuso alle agenzie la sua prima dichiarazione: “Stamani mi hanno notificato un avviso di garanzia e hanno effettuato perquisizioni nella mia abitazione e in ufficio. Ho fornito ai carabinieri la massima collaborazione e sono sereno, rispetto ai fatti che mi sono stati contestati, per alcuni dei quali non conosco né le vicende né le persone. Sono fiducioso nel lavoro degli organi inquirenti e pronto a chiarire la mia posizione”.
Ecco le parole di Saverio Romano, coordinatore di Noi Moderati: “Non so a cosa porterà questa inchiesta che vede 18 indagati, per la quale hanno chiesto gli arresti domiciliari per il sottoscritto. Però il danno è fatto perché non ho ancora ricevuto assolutamente nessuna notizia, nessun avviso. Anzi, sono venuto qua alla caserma di San Lorenzo dai carabinieri per chiedere la notifica di atti, e non so assolutamente nulla».

Renato Schifani, presidente della Regione Siciliana.

“Esprimo la mia piena fiducia nell’operato della magistratura, che svolge con rigore e senso dello Stato il proprio compito di accertare la verità dei fatti. Gli indagati potranno dimostrare, nelle sedi opportune, la loro estraneità alle contestazioni mosse dalla Procura”.

Ismaele La Vardera, deputato Ars di Controcorrente.

“Un quadro macabro e pericoloso nella gestione della cosa pubblica. Sia chiaro, siamo garantisti e sicuri che procura e istituzioni faranno del loro meglio per portare alla luce la verità. Ma davanti a quanto emerso oggi su Cuffaro, Romano e tanti altri della Dc, Schifani non può di certo restare a guardare, il presidente della Regione deve necessariamente tutelare l’immagine della Sicilia e usare il pugno duro. Non può esserci spazio— aggiunge — per l’attesa di un verdetto, deve immediatamente intervenire mettendo alla porta la Dc e togliendola dalla sua giunta. Non è immaginabile che continuino a governare l’Isola con questi presupposti: per questa ragione ho già chiesto a tutta l’opposizione di presentare insieme, già oggi, una mozione urgente di sfiducia. È il momento che questo governo vada a casa”.

Michele Catanzaro (Pd)

“La sanità deve servire a garantire ai cittadini il diritto alla salute, nel governo Schifani la utilizzano per garantirsi il diritto alle poltrone. Aspettiamo di conoscere gli sviluppi ribadendo il pieno sostegno nell’operato della magistratura, quel che è certo è che fino a quando la politica non riuscirà a rompere ogni contatto con il mondo degli appalti, la Sicilia è destinata a leggere altre notizie come quella di oggi”.

Nuccio Di Paola e Antonio de Luca (M5S).

“La maggioranza del governo regionale è già stata messa più volte a dura prova, crediamo sia arrivato il momento per il presidente della Regione di togliere la spina a un esecutivo che, finora, non ha prodotto risultati apprezzabili per i siciliani, per avere affossato definitivamente la sanità e per avere litigato senza soluzione di continuità per la spartizione delle poltrone che contano. Siamo perfettamente consapevoli – concludono – che non siamo in presenza di una sentenza, ma crediamo comunque che le tante, troppe ombre che avvolgono il governo Schifani, ormai delegittimato, non ci permettano di aspettare il normale corso delle indagini mentre queste notizie scavano un baratro tra la gente e le istituzioni”.

Cateno De Luca (Sud chiama Nord).

“Ringrazio la magistratura palermitana per il lavoro che svolge per smascherare presunti sistemi corruttivi in uno dei settori più delicati, la sanità – aggiunge- ma mi auguro che la giustizia faccia il proprio corso con celerità e fino in fondo, per tutelare anche chi fa buona politica e ha pagato sulla propria pelle il prezzo di un sistema ingiusto. Io so cosa significa finire nel tritacarne giudiziario: quindici anni di gogna mediatica e politica, conclusi con assoluzioni piene per non aver commesso il fatto, ma senza un reale risarcimento umano”.