IL GLADIATORE DI PAOLA FA SCUDO ALLA VALENTI

Mentre la maggioranza è intenta a interloquire con il sindaco per dipanare una matassa abbastanza aggrovigliata, il consigliere comunale Simone Di Paola stringe ancor di più lo scudo a difesa del sindaco. In verità, le riunioni bilaterali sono frutto di iniziative della Valenti per poi indire una riunione di maggioranza per trarre il punto. Che la maggioranza stia vivendo una situazione di crisi, di difficoltà, ma anche di imbarazzo rispetto alle lamentele che coglie in giro, porta il sigillo di quanti fanno parte della coalizione che ha vinto le elezioni (ma solo con il 25% dell’intero elettorato).

Simone Di Paola non avverte il disagio che si innalza in modo evidente e immagina un attacco frontale da parte dell’opposizione. Viene da sorridere se si considera che l’opposizione, specie quella del centrodestra, ha assunto fino ad oggi una posizione più vicina a quella aventiniana.

Sul suo profilo Facebook posta una considerazione, lunga come è suo solito. Ma più che una considerazione, appare più come un’arringa per smontare le critiche che sono sempre più evidenti. “Così non si può andare avanti”, ha detto il sindaco in un incontro bilaterale agli interlocutori. E se oggi si susseguono incontri è perché è provato che “così non si può andare avanti”.

Del resto, lo stesso Simone Di Paola scrive: “Adesso però occorre recuperare il senso di una comunità politica, quale noi siamo; occorre accorciare le distanze fra esecutivo, consiglio comunale e città; occorre rispolverare un programma, improntato al cambiamento vero e renderlo concreto, trasformarlo in cose fatte, realizzate; occorre trovare un terreno di comune visione ed effettiva cooperazione con uffici e dirigenza; occorre sotterrare le asce di guerra fra maggioranza e opposizione ed iniziare a confrontarci sul merito delle questioni, mettendo davvero la città al centro del lavoro delle cosiddette classi dirigenti; soprattutto occorre rimettersi sulle stesse frequenze della città, in sintonia con i saccensi, sapendo che esiste una distanza abissale fra il palazzo e la gente comune e negarlo sarebbe puerile”. Dunque, spontaneamente, fa l’elencazione di una serie di questioni irrisolte e che hanno creato lo stagno nella attività amministrativa della Giunta Valenti alla boa dell’anno di vita.

A volte può capitare che la foga dell’arringa fa perdere il faro illuminante. Se da un lato Simone Di Paola vede complotti orditi dall’opposizione, leggo i quotidiani attacchi al nostro sindaco da parte delle opposizioni, le quali, alla faccia del dichiarato amore per la città, probabilmente non vedevano l’ora che si manifestassero le prime difficoltà per sganciare bombe contro Francesca Valenti, dall’altro c’è l’innegabile realtà di una maggioranza che deve ricomporsi, che sente il bisogno di azzerarsi per ripartire.

La realtà è che ci sarà un Valenti bis. Con quale formula? Il rimpasto servirà a poco per imprimere quel “cambiamento di passo” invocato da Nuccio Cusumano. Anzi, nell’immaginario collettivo si radicherà più in profondità l’idea di un passaggio obbligato per una equa ridistribuzione di stampo cencelliano per mantenere fede, da parte del sindaco, agli accordi assunti. Insomma, il rimpasto sarà considerato come il mero soddisfacimento di esigenze politiche.

D’altra parte, l’azzeramento è altrettanto pericoloso per il sindaco. Azzerare significa ristabilire le distanze dalla politica, quella stessa dalla quale Francesca Valenti aveva preso le debite distanze nel primo turno della tornata elettorale. La sua idea di cambiamento era palesemente di contrasto alla coalizione di centrodestra. Valenti accusava il candidato Calogero Bono di essere la continuazione della maggioranza di Fabrizio Di Paola. Lei stessa preferiva salire sul palco senza la colazione che la sosteneva, al massino con i famigliari.

L’azzeramento deve necessariamente avere una conseguenza immune da peccati originali (e anche veniali). Azzerare per poi riconfermare qualche assessore non ha senso. Si tratterebbe sempre din un rimpasto. Azzerare e riformulare una nuova Giunta con nomi totalmente nuovi ha un senso ma porta con sé rischi di smottamenti nella maggioranza. Senza dimenticare che l’azzeramento totale sarebbe la prova provata di una indicazione di colpevolezza sull’operato degli attuali assessori.

Un azzeramento, secondo il pensiero di Francesca Valenti, potrebbe presupporre la chiamata in Giunta di personaggi che non sono consiglieri comunali, né attuali assessori (un profilo che stimola l’ex vice sindaco Carmelo Brunetto)

Appare evidente che una Giunta con l’innesto di 5 nuovi nomi deve avere il tempo di carburare. E ciò farebbe trascorrere tempo. Col rischio di arrivare in zona Vito Bono, a metà mandato, con una fibrillazione uguale alla precedente esperienza di governo centrosinistra.

Qualcuno sostiene che il paragone non regge, talaltro dimentica, però, un difetto di sopravvalutazione. Non sempre se la nave non va è colpa dell’equipaggio. Può capitare che il comandante non è all’altezza del ruolo.

In tutta questa vicenda si avverte il silenzio del Pd, a parte l’eroico Simone Di Paola. Manca la voce dello sponsor principale del sindaco, Michele Catanzaro. Mentre a farsi sentire è Nuccio Cusumano che avverte “l’esigenza di un ritorno della politica quale base essenziale sui cui costruire un’azione di rilancio”.

Nella maggioranza c’è lo scontro di due scuole di pensiero. Quella che ritiene il rispetto delle regole della politica essenziale una sana convivenza all’interno di una coalizione. L’altra, quella del sindaco, ritiene che la politica è una roba da cui stare lontano.

Rimane sempre un elemento indispensabile considerare la politica come capacità di mediazione e base essenziale per governare una città, pur complessa come Sciacca.

Si ha la sensazione, però, che la scena attuale sia simile a quella che maturò la scelta delle dimissioni di Vito Bono, che ebbe il coraggio di porre fine ad una situazione politica assai litigiosa. Ma non può sfuggire che ancora oggi gli attori di quella scena sono ancora sul palcoscenico.

Filippo Cardinale


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