IL COMUNE PERDE LA CAUSA CONTRO LA CHIESA, MA ANCHE LA PROPRIETA’ DI UN IMMOBILE

Anche a Ribera si rivivono i fotogrammi dei film Peppone e don Camillo. La vicenda trare origine esattamente il 10 luglio del 1945. Quando il Comune concede, con deliberazione, in modo gratuito l’immobile di corso Umberto I, numero civico risale, alle suore. 

Le condizione erano che venisse adibito per asilo e scuola elementare gestite da suore, che fossero riservati 10 posti a bambini poveri per la loro frequenza gratuita, che quando le suore non ci fossero state più l’immobile sarebbe ritornato al Comune.

 

Passano gli anni, passano le suore. Niente più scuola elementare e asilo. L’oggetto della contesa riguarda una richiesta avanzata dal Comune di Ribera (Peppone) che cita in giudizio la parrocchia di San Nicolò di Bari (Don Camillo), più conosciuta come chiesa Madre. Il Comune intenta la causa per far dichiarare il negozio giuridico, stipulato il 10 luglio 1945, risoluto perché venute meno le condizioni della destinazione dell’immobile sito in corso Umberto I al numero civico 59, offerto gratis alla chiesa locale.

Dunque, per il Comune bisogna rifarsi alla principio no suore, no immobile. Quei locali oggetto del contendere erano destinati alla Pretura di quel tempo ed erano di proprietà del Comune.

I contendenti sono stati assistiti dagli avvocati Girolamo Tortorici (Parrocchia), e dall’avvocato Maria Santangelo (Comune). Dopo un guerra fatta a suon non di campane ma di carta bollate, il giudice monocratico del Tribunale di Sciacca, Cristina Sala, ha sentenziato che l’immobile è di proprietà della Chiesa Madre per intervenuta usucapione. Stavolta Camillo non solo ha perso la proprietà, ma è stato condannato anche al pagamento di spese giudiziarie pari a 4.775 euro.

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