I BOSS INCONTRATI DA NICOSIA IN DIVERSI CARCERI
Un viatico che gli avrebbe consentito di incontrare i mafiosi in cella, nel luogo più impensabile. Quel viatico che gli inquirenti hanno denominato “passepartout”. Visite, da parte di Antonello Nicosia, a boss che contano nell’organizzazione criminale. Per altri la visita era già in programma, o forse è già avvenuta e serve un’ulteriore ricognizione per scoprirlo. Il “passepartout” gli derivava dal ruolo di difensore dei diritti dei detenuti, direttore di un Osservatorio nazionale sulla condizione carceraria, ex assistente parlamentare, componente del comitato nazionale dei Radicali.
Secondo la Direzione distrettuale antimafia di Palermo, in realtà, si era costruito per sé tutti questi ruoli per camuffare il vero motivo delle sue visite ai detenuti: difendere gli interessi di Cosa nostra, di cui farebbe parte.
VISITA A DOMENICO MARRELLA. Il primo incontro è dell’ottobre 2017, all’inizio delle attività investigative dei carabinieri del Ros e dei finanzieri del Gico del Nucleo di polizia economico-finanziaria. Insieme con un avvocato di Sciacca era stato nella casa circondariale di Agrigento per fare visita a Domenico Marrella, condannato per avere guidato la famiglia mafiosa di Montallegro. “Una persona giusta”, diceva di lui Nicosia, dimostrando di conoscerlo da tempo.
VISITA A VITO VINCENZO RALLO. Era in programma di accedere in carcere per incontrare il boss condannato in via definitiva perché capo della famiglia mafiosa di Marsala, e suo nipote Aleandro. Vito Vincenzo Rallo era detenuto a Voghera ma veniva di tanto in tanto trasferito a Trapani per i colloqui con i familiari. Nicosia era certo che si sarebbe potuto appartare in cella con il detenuto: “.. non è come la visita Radicale che siamo abituati a fare, la guardia vicino e chiudiamo la porta, non c’è problema capito… quando ti rompe i coglioni che sentono che … ti devono raccontare delle cose delicate, ci dici, scusi si può allontanare un attimo, quello… se ne va..”.
VISITA A SANTO SACCO. Nicosia ha incontrato l’ex consigliere provinciale a Trapani ed ex consigliere comunale di Castelvetrano, sindacalista, definitivamente condannato per mafia. Aveva addirittura intrattenuto un rapporto epistolare con il latitante Matteo Messina Denaro. Il perché della sua visita in carcere a Sacco Nicosia lo confidava alla deputata: “Santo Sacco è un bravo ragazzo, che deve legarsi al dito, basta che esce dal carcere. L’unica cosa che deve fare Santo Sacco è cucirsi la bocca … se si cuce la bocca… perché io ancora non lo vedo io… pronto per uscire… vero ti dico…”. Lo aveva incontrato anche al Pagliarelli nel 2018 e lo aveva avvisato: “Sà (Santo, ndr) devi fare il bravo però, se no me ne vado, mi stringeva la mano… basta che non facciamo storie perché qui lo capisci tu vai a finire in sezione, ti trasferiscono ed io non entro più” .. perciò ha capito, siamo rimasti davanti un secondo da soli e gli ho fatto capire come si doveva comportare … ma se poi l’è scordato perché…”.
VISITA A FILIPPO GUTTADAURO. E’ l’1 febbraio 2019 e Nicosia, in compagnia dell’onorevole Occhionero, incontra un pezzo da novanta di Cosa Nostra:Filippo Guttadauro, cognato di Messina Denaro, detenuto a Tolmezzo. Lo ha rassicurato. L’assistente parlamentare si stava occupando del suo caso. Nella seduta della Camera dei deputati del 7 marzo 2019, l’onorevole Occhionero ha presentato un’interrogazione parlamentare al ministro della Giustizia, Alfonso Bonafede, nella quale ha esposto la criticità strutturale del carcere di Tolmezzo. E non solo, l’onorevole chiedeva “quali iniziative di competenza intenda intraprendere per risolvere i problemi relativi alle carenze dei servizi educativi e psicologici e rendere possibile la fruizione delle licenze degli internati in regime di 41-bis… quali iniziative intenda intraprendere affinché possano svolgersi realmente le attività lavorative all’interno della casa di lavoro di Tolmezzo”.
Un’interrogazione cucita addosso al boss Guttadauro e all’insaputa dell’onorevole.