FLUSSI MIGRATORI, IL FENOMENO SI RIPETE. ANZI, NON HA MAI SMESSO. PRESENTATO IERI IL LIBRO DI CALOGERO PUMILIA “TI LA SCORDI LA MERICA!”

Con una folta platea, con la presenza del cardinale don Franco Montenegro, ieri pomeriggio è stato presentato il libro dell’onorevole Calogero Pumilia (Aulino Editore) “Ti la scordi la Merica!” Il libro è il frutto della tesi di laurea conseguita da Pumilia nel luglio scorso. Un lavoro “sollecitato” dal professore Marcello Saija, ordinario di Storia delle istituzioni politiche dell’Università di Palermo.

Una ricerca profonda, quella effettuata da Pumilia, che si conclude con una scheda dei 1.505 emigrati di Caltabellotta nel periodo 1892-1924. Un lavoro di ricerca e raccolta che diventa preziosissimo in funzione dello studio sulla emigrazione dei siciliani condotto dalla professoressa Federica Cordaro dell’Università di Palermo.

Il dibattito, moderato dal giornalista Massimo D’Antoni, emerso tra Calogero Pumilia, Maurizio Saija e don Franco Montenegro, è stato di grande caratura storica-sociale e ha fatto emergere come la storia si ripete, magari con volti diversi, ma sempre con la stessa sostanza: le sofferenze dei luoghi, le guerre, la fame, la miseria, le condizioni disumane. E parlando dell’emigrazione che ha colpito il sud d’Italia, in particolare la Sicilia, dalla fine della metà dell’ottocento fino al dopo la fine del primo conflitto mondiale, è emerso che l’esigenza dell’emigrazione non si è affatto esaurita, anzi sta assumendo una dimensione di immense proporzioni.

Ma anche l’emigrazione “europea” verso i Paese d’oltreoceano ebbe cifre enormi: 34milioni di persone. Il denominatore costante, ha sottolineato Maurizio Saija, è la bipolarizzazione che sta alla base dei flussi migratori: la forza espulsiva e quella attrattiva. La prima è dettata dalla disperazione, dalla perdita della speranza di poter avere un futuro nei propri luoghi, dalle condizioni disperate sorte con le guerre, le persecuzioni, la fame. L’altra, quella attrattiva, deriva dalla speranza di vivere dignitosamente altrove, in terre lontane che offrono quelle condizioni di vita inesistenti nelle zone da dove si emigra.

L’esempio dell’emigrazione dei siciliani , dibattuto ieri pomeriggio, ha risaltato come la forza attrattiva abbia inciso a traguardare gli Stati Uniti d’America come terra di riscatto dalle condizioni di bisogno, di lavoro, di miseria. E l’attrazione verso la terra promessa, verso la terra della felicità, è stata magistralmente promossa dalle compagnie di navigazione che hanno fatto della necessità dei siciliani un incredibile mercato di vendita di biglietti. Basta pensare che a Caltabellotta operavano ben sette agenti della navigazione. Avevano il compito di avvicinare i tanti bisognosi, convincerli di emigrare per trovare fortuna e, ovviamente, vendere il biglietto da cui ricavavano il 3%.

E come riportato nel libro, i nostri emigrati siciliani venivano portati a Palermo, imbarcati, “stipati in locali fetidi, male areati,privi di servizi igienici, iniziavano la traversata atlantica, spesso tormantata dalle condizioni del mare e pericolosa per lo stato delle imbarcazioni”.

Appare fin troppo chiaro che la storia attuale che la Sicilia e l’Europa sta vivendo ripete ciò che in passato è già accaduto.

Il cardinale Montenegro riferendosi all’immigrazione ha ribadito che “deve essere considerata come opportunità e non come problema”. Il libro di Pumilia sollecita profonde riflessioni. Un modo per non dimenticare ciò che è successo nel passato e che sta replicandosi. E la replica coinvolge anche i nostri giovani che in massa vanno via alla ricerca di un futuro che la Sicilia non offre.

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