CONSIGLIO COMUNALE: RITORNO AL PASSATO. SOLO SCAMBI DI ACCUSE E NIENTE CONTENUTI

Ore di improperi. La politica, così, fa male a se stessa e la gente si allontana sempre più. Un Consiglio comunali di “marziani” nel quale mai si dipinge la Sciacca del futuro. Solo scambi di invettive tra le parti

Editoriale di Filippo Cardinale

Ieri sera si è svolto il Consiglio comunale. (Fortunatamente) Non si svolgono più con la frequenza di una volta e quello di ieri sera verteva sul dibattito politico. Niente punti all’ordine del giorno che potessero interessare l’espletamento di interessi della collettività. Il dibattito si è snodato per diverse ore, con colti consiglieri che facevano l’andirivieni dall’aula, affaticati dal volteggiare di parole e parole. Interventi spesso incentrati solo per una difesa d’ufficio, soventi senza contenuti, troppo spesso portatori di una offesa impietosa alla grammatica italiana.

E’ stato difficile, per un cronista, seguire il dibattito, o meglio far passare le ore, alla ricerca di contenuti in grado di dipingere la Sciacca che si vuole nel futuro. E se lo è stato per un cronista, certamente deve essere stato cento volte più difficile per un cittadino. Per quel cittadino, meglio per quei cittadini, stretti dalla morsa implacabile di una crisi che avanza ormai da troppo tempo. Sarebbe stato meglio non diffondere via etere la seduta di ieri sera, il dibattito svolto. Più che un dibattito, si è trattato di uno scambio tra acerrimi nemici di invettive e di ritorni al passato. Nulla di nuovo, tutto di vecchio. Si assiste ad un inesorabile gioco delle parti. Una parte politica inveisce sull’altra ripetendo la stessa scena della consiliatura precedente ma con ruoli invertiti.

La politica locale sembra vivere su Marte. Parla un’altra lingua, una lingua diversa da chi, invece, abita qui, su questo territorio abbracciato da una fortissima crisi socio-economica. I “grandi” temi della città vengono puntualmente dibattuti, ma mai risolti. E così, le tematiche si tramandano da generazione in generazione, come se fosse una staffetta statica destinata al passaggio immutabile di una realtà diventata assai pesante per la nostra Sciacca e per chi in essa vive.

I “marziani” si scambiano invettive, si etichettano con improperi, dimenticando che alla fine il fango macchia tutti e che lo sporco rimane indelebile, con l’aggravante che la gente si allontana sempre più dalla politica, dall’interesse collettivo. Meno male che c’è il telecomando, oggetto prezioso che molti saccensi avranno adoperato ieri sera. L’avranno adoperato per cambiare pianeta e lasciare i “marziani” soli e alle prese con l’inutile spettacolo di parole senza contenuti. Questa città può cambiare passo e orizzonte se l’astio politico viene meno. Da sola, nessuna amministrazione sarà in grado di svoltare. Da sola nessuna opposizione sarà in grado di ereditare ciò che è immodificabile. Solo la convergenza delle forze, delle energie, delle idee, dei progetti, potrà tracciare un solco diverso per il futuro di Sciacca.

Sarebbe utile e necessario che si parlasse di come si vuole Sciacca nei prossimi venti anni, quali progetti di largo respiro capaci di dare la forza propulsiva di un vero cambiamento, soprattutto per il bene delle nuove generazioni. E’ semplicemente sconfortevole sentire sempre le stesse banali cose, che rimangono sempre irrisolte: scerbatura, pulizia della città, parcheggi.

Il dibattito di ieri sera ha esaltato il passato, dimenticando il futuro. Scambi di accuse, da una parte e dall’altra. Hanno dimenticato che così facendo si fanno male ambedue gli schieramenti, si fa male la politica.

Una noia incredibile. Meno male che c’è il telecomando.

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