Brucculeri e Blo’ chiedono al sindaco Termine di difendere l’acqua pubblica

“Sistema parassitario e illegittimo”: l’appello contro Siciliacque e per l’applicazione della legge regionale 19/2015

SCIACCA. Un appello diretto al sindaco di Sciacca, Fabio Termine, per un intervento immediato e deciso nella difesa dell’acqua pubblica nell’Agrigentino. A firmarlo sono i consiglieri comunali Raimondo Brucculeri (Movimento Controcorrente) e Maurizio Blo’ (Uniti e Liberi), che denunciano un sistema “clientelare e parassitario” che da decenni, a loro dire, depreda le comunità siciliane. I consiglieri ripercorrono la storia della gestione idrica regionale, dalla nascita di Siciliacque nel 2004 fino agli attuali assetti societari, accusando la società di imporre costi elevati e di gestire in modo illegittimo i pozzi di Favara di Burgio, risorsa endogena destinata ai comuni agrigentini. Secondo Brucculeri e Blo’, la legge regionale 19/2015 assegna la gestione integrale del servizio idrico agli ambiti territoriali locali, ma la convenzione con Siciliacque non è mai stata rescissa. Nel frattempo, AICA, la società pubblica dei comuni agrigentini, accumula debiti per oltre 23 milioni di euro, mentre oltre il 60% dell’acqua immessa nelle reti si disperde.

I due esponenti politici parlano di “abuso di potere” e di “principio costituzionale calpestato”, chiedendo al sindaco di farsi promotore di una battaglia legale e politica per restituire dignità e giustizia ai cittadini. Tra le richieste: l’applicazione della legge regionale, la difesa di AICA, la mobilitazione dei cittadini e la rescissione della convenzione con Siciliacque. “Non è più tempo di parole – scrivono – ma di azioni concrete. L’Agrigentino non può restare la provincia più assetata d’Italia mentre il profitto privato prospera sulle nostre risorse.”