LICATA- “Li ho uccisi, li ho uccisi tutti”. E’ la telefonata di Angelo tardino alla moglie dopo aver ucciso il fratello, la cognata, e i due nipoti in tenera età. Insomma, doveva essere una strage e tale è stata. Dopo la strage e dopo aver finito di parlare con la moglie, Angelo Tardino ha chiamato il 112. “Cosa devo fare?”, urla all’operatore; il militare tenta di convincerlo a consegnarsi. Tardino chiude la conversazione. Si trova nella sua Fiat Punto, fermo in via Mauro De Mauro. Punta la pistola alla sua testa e si spara. Quando i carabinieri localizzano il suo cellulare è ancora vivo, morirà tre ore dopo in ospedale a Caltanissetta.
Angelo Tardino entra in casa del fratello con due pistole. I carabinieri della scientifica raccoglieranno una quindicina di proiettili. Il primo a cadere è il fratello Diego, freddato con un colpo alla testa davanti all’abitazione. Da quel momento in poi inizia la strage. Mancano alcuni minuti alle sette, la cognata Alexandra Ballacchino sta ancora dormendo. La raffica di colpi, almeno quattro andati a segno, non le dà scampo. La nipote Alessia, 15 anni, sente il rumore. Si sveglia, cerca di scappare ma viene colpita alle spalle. Tardino non ha pietà neppure del nipote Vincenzo, che muore a 11 anni assassinato sul letto di casa. Anche lui stava dormendo. Il colpo mortale è stato uno.
I due fratelli litigavano da tempo ai ferri corti. Il motivo del contendere due terreni confinanti e litigavano spesso. Una volta per l’acqua, un’altra per il posteggio. Per un periodo avevano vissuto nella stessa palazzina. Una convivenza divenuta impossibile, tanto che Diego Tardino e la sua famiglia erano andati a vivere in campagna.
Le indagini dei carabinieri, coordinati dal procuratore di Agrigento Luigi Patronaggio e dal sostituto Paola Vetro, proseguono. Probabilmente sabato sarà eseguita l’autopsia sulle vittime anche se, come dicono gli investigatori, il quadro della tragedia è purtroppo chiaro.