SCIACCA. Si è parlato anche di “mobilità sanitaria” ieri sera al Circolo di Cultura in occasione di un incontro sul ruolo prezioso della radioterapia nella cura dei tumori.
Hanno partecipato al dibattito, condotto da Giuseppe Recca, il cardiologo Giovanni Di Vita, il professore Filippo Alongi, radioterapista oncologo che svolge la sua attività a Verona, l’oncologo Francesco Verderame, il primario della radioterapia dell’Asp di Agrigento Michele Bono e Domenico Santangelo dell’unità operativa di oncologia di Sciacca. Presenti tra il pubblico tanti pazienti oncologici ancora in cura, affidati a loro e ad altri colleghi di altre regioni, con la viva speranza di non vederli più in reparto e di guarire. Illustri assenti i medici di medicina generale, che pure avrebbero potuto trarre importanti elementi per la loro attività quotidiana.
Dal confronto è emerso che in Sicilia ci sono professionalità e competenze, ma manca una organizzazione adeguata per dotare gli ospedali di macchinari tecnologici all’avanguardia. E quelli che ci sono non bastano a soddisfare le richieste. Ed è per questo che la Regione Siciliana ha un saldo negativo che supera i 200 milioni di euro della cosiddetta mobilità passiva, ovvero i siciliani che si curano fuori regione, con costi elevati per il sistema sanitario regionale. Questo fenomeno vede la Sicilia tra le regioni più penalizzate, con ingenti somme di denaro che devono essere erogate per prestazioni sanitarie ricevute altrove.
Molto apprezzato l’intervento del Professor Filippo Alongi, originario di Ribera oggi, figura di spicco nel campo della radioterapia oncologica, un’eccellenza apprezzata a livello internazionale per il suo straordinario contributo alla ricerca, alla didattica e alla pratica clinica. La sua carriera lo ha visto protagonista di innovazioni fondamentali nel settore della radioterapia di precisione. Dirige dirige il dipartimento di Radioterapia Oncologica avanzata dell’IRCCS Ospedale Sacro Cuore Don Calabria di Negrar, in provincia di Verona: “Curo molto pazienti siciliani, la gran parte dei quali provenienti da Sciacca, Ribera e dalla provincia di Agrigento – ha detto – spero che in futuro siano sempre di meno perchè significherebbe che la Sicilia nel frattempo si è dotata di tecnologie avanzate al servizio di tanti colleghi bravi”.
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