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VIADOTTO CANSALAMONE: IL PILASTRO SI E’ SPOSTATO DI 35 CM

Ieri incontro a con il professore Pasquale Mancuso. Terminato il primo step del monitoraggio. Il secondo chiarirà le cause che hanno determinato la rotazione e lo scivolamento del pilastro

Il pilastro del viadotto Cansalamone si è spostato di 35 cm. con un movimento di rotazione e di scivolamento. Risulta dal primo step del monitoraggio. Uno spostamento dall’origine, una rotazione e uno scivolamento pari a 35 centimetri. Una cifra allarmante, dicono gli ingegneri.

La pila in questione è edificata sulla base in cemento armato. La base è stata realizzata su pilastri interrati che fanno da fondamenta. Dunque, quando parliamo di pila si intende tutta la parte visibile che va dalla base fino al carico delle travi che formano, poi, la corsia. Ieri mattina si è svolto un meeting tra la ditta che sta svolgendo il monitoraggio, i tecnici comunali, il commissario straordinario e il professore Pasquale Mancuso, docente universitario e specializzato nella progettazione di ponti. I

ll professore Mancuso ha visionato i risultati del primo step diel monitoraggio. Adesso dovrà elaborarli. Passeranno ancora una quindicina di giorni. Adesso bisognerà comprendere gli effetti che la rotazione e lo scivolamento di 35 centimetri può produrre ai fini della sicurezza pubblica.

In buona sostanza, il superesperto dovrà valutare se è praticabile l’ipotesi di una riapertura del viadotto con determinate e rigide condizioni, quali quella di una piccolo corsia limitata al solo transito delle automobili. Ma tale ipotesi deve essere attentamente valutata dal professore Mancuso, anche perché porta l’assunzione di grosse responsabilità.

Ma il vero nocciolo della questione riguarda il secondo step del monitoraggio. Quello, cioè, che ha creato la causa della rotazione e dello scivolamento della pila. Bisognerà radiografare le fondamenta, e quini i pali sottoterra. I tecnici non nascondono quella che può diventare una certezza: il cedimento o la rottura di qualche palo interno.

Ciò comporterebbe l’applicazione di tecniche di intervento che non lascerebbero la possibilità di essere attuate con il transito sul viadotto. Senza tralasciare l’aspetto economico. Lo scivolamento e la rotazione della pila ha prodotto una diversa portanza del carico. Ci sono punti un cui la portanza è molto diminuita.

Intanto, i residenti della zona, compresi i titolari delle attività che vi insistono, sono tenuti all’oscuro da ogni possibile previsione circa il ripristino della viabilità. Sono ormai una sorta di “desaparacidos” da parte del Palazzo di Città. Come se non avessero diritto a sapere, capire, prevedere. Insomma, un calcio a quel principio di “democrazia partecipata”.

Filippo Cardinale

Redazione Corriere

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