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VIADOTTO CANSALAMONE, 15 ANNI DI ERRORI, DI SOLDI SPRECATI, E DI PERICOLI PER LA COLLETTIVITA’

Un collasso strutturale si trasformò, per magia, in un problema di dilatazione termica

Editoriale di Giuseppe Di Giovanna

Con la presentazione della relazione del professore Pasquale Mancuso è stato finalmente scritto l’ultimo atto del dramma del viadotto Cansalamone. Sono trascorsi quasi quindici anni dal giorno in cui, nella mia qualità di Ingegnere Capo, formalizzai all’allora Sindaco Ignazio Messina la richiesta di emissione dell’ordinanza di chiusura al traffico, perché ero fermamente convinto che si erano tranciati i pali di fondazione di almeno uno dei piloni del viadotto.

Ricordo che iniziammo immediatamente la ricerca di un consistente finanziamento presso la Regione Siciliana. La sfiducia al Sindaco Messina e la indizione di nuove elezioni, purtroppo, trasformarono un evidente problema tecnico in uno dei soliti problemi politici. E non fu certo nè la prima nè l’ultima volta che la politica avocò a se la soluzione di problemi che con la politica nulla hanno a che fare.

Fu così che un collasso strutturale si trasformò per magia in un problema di dilatazione termica e si chiese a gran voce la riapertura immediata del ponte. L’intervento, già allora, del professore Mancuso permise di ristabilire, con somma difficoltà, l’evidenza dei fatti, ma la necessità di dare una risposta politica al problema creò il mostro.

Nacque così quell’improbabile struttura metallica la cui unica vera funzione era quella di calmare gli animi e di permettere, con poca spesa, la riapertura del ponte sia pur a condizioni draconiane. Il transito doveva essere limitato ai mezzi leggeri e doveva esserci un monitoraggio continuo. Inutile dire che nessuna delle due condizioni venne rispettata per più di una settimana.

Del ponte ci si dimenticò molto presto, ed anche della rutilante illuminazione con cui venne festeggiata la sua riapertura. Di esso ci si ricordó solamente quando la condizione dei guardrail e lo spostamento di una seconda pila generarono un’altra improbabile soluzione con la messa in opera di guardrail degni di un’autostrada e di un semaforo per la circolazione a sensi alterni. Bisognerà aspettare il 2014 perché finalmente l’atroce ma evidente realtà venisse finalmente scritta nero su bianco.

Il ponte Cansalamone presenta “condizioni di criticità di altissimo livello” ossia, tradotto in italiano, rischia di crollare .

Il Sindaco Di Paola si è trovato con in mano il bastone alla fine della musica di questo paradossale “ballo della scopa”. A lui va lo spiacevole compito di assumersi la responsabilità, politicamente ingrata, della chiusura del viadotto e l’onere di ricercare i fondi, non certo di piccola entità, per la risoluzione del problema.

Rimangono solamente due amare ma inevitabili considerazioni. La prima riguarda i quindici anni persi alla ricerca di soluzioni politiche per un problema che politico non è per ritrovarsi oggi, dopo tanti soldi ed anni spesi inutilmente, al punto di partenza, ossia al ponte chiuso al traffico ed al conseguente rischio di chiusura della sottostante strada lungo il Cansalamone.

La seconda, molto più amara ma fortunatamente non realizzatasi, è relativa al pericolo che tutta la cittadinanza ha corso in questi lunghi anni attraversando un viadotto che in condizioni di sicurezza si è trovato solamente quando era sulla bocca dei politici.

Redazione Corriere

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