La questione della case popolari di via Martiri di via Fani è emblematica di una superficilità che offende la dignità delle persone
EDITORIALE di Filippo Cardinale
Prima si guardava alla questione dei 76 alloggi popolari siti in Largo Martiri di via Fani come una esagerazione, una strumentalizzazione. Oggi, la questione, invece, assume i contorni del dramma. I riflettori si sono accesi in modo intenso subito dopo l’emanazione dell’ordinanza di sgombero.
Per calamitare l’attenzione è stato necessario, da parte di Angelo Renda, la presentazione di un esposto alla Procura delle Repubblica, paventando ipotesi di inadempienze dell’Amministrazione Comunale, come, per esempio, il non aver transennato. Nello svolgimento della filiera dei fatti di questa vicenda, vi sono punti che devono essere chiariti con estrema franchezza. Vanno per davvero individuate eventuali mancanze, inadempienze, ma soprattutto è necessario che accanto ad eventuali responsabilità accertate si associno nomi e cognomi.
Grave il contenuto della relazione dello Iacp: “Si evidenzia che la struttura dell’edificio in oggetto non soddisfa le verifiche sia di resistenza che di deformabilità, per cui si può concludere che la continuazione dell’uso attuale della struttura non è conforme ai criteri di sicurezza delle norme tecniche costruttive”. La questione, dunque, richiede di approfondire fatti che risalgono anche a ritroso. Se crolli, crepe e cedimenti sono dovuti all’incuria, già questo è grave e vi sono precise responsabilità. Ma bisogna andare oltre e capire se la ditta costruttrice ha utilizzato eventuale cemento non in regola con quello previsto dagli appositi calcoli. E qui si apre un’altra maglia. Se risulta un’ipotesi del genere, bisognerà, allora, estendere il monitoraggio ad altre costruzioni simili.
Al di là delle dichiarazione degli amministratori, delle parole di solidarietà espresse a chi in questo periodo si trova ad affrontare emergenze davvero serie, la classe politica deve dimostrare il senso delle priorità. Dia prova immediata di essere all’altezza di fronteggiare situazioni difficili, provvedendo subito a trovare somme da mettere a disposizione dell’emergenza. Ma soprattutto mantenga alta la tensione e non la rallenti passato qualche giorno. C’è il tempo degli svaghi, ma anche quello in cui bisogna lavorare sodo.
Ma soprattutto una questione emerge. Chi abita quelle case è stato offeso in quel che è sacro: la dignità dell’uomo. Non è possibile far finta di vedere e lasciare che cittadini vivano per anni in uno stato di pericolo, ma anche di degrado. Come è possibile non aver visto in quale stato di abbandono sono lasciate quelle case? Vivere in quelle condizioni, abitare quelle case che testimoniano l’emblema di come è gestita la cosa pubblica, è davvero sconcertante.
E’ vero, purtroppo, ci sono cittadini di serie A e di serie B. Purtroppo, gli abitanti delle case popolari di Via Martiri di via Fani, sembrerebbero appartenere ancora ad una categoria inferiore.
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