Una dirigente e un colonnello “talpe” di Cuffaro per aiutare gli “amici”
Due nuovi indagati si aggiungono ai 18 già noti, entrambi per rivelazione di segreti d’ufficio. Un dirigente regionale avrebbe passato a Totò Cuffaro in anteprima la notizia di bandi regionali affinché venissero favoriti gli “amici”. Un carabiniere sarebbe stato, invece, una ‘talpa’. Avrebbe avvertito il politico che c’erano indagini in corso
PALERMO- Altri due indagati allungano la lista dei 18 giàù noti. Sono Sono la dirigente generale del Dipartimento della famiglia e delle politiche sociali della Regione, Maria Letizia Di Liberti, e il tenente colonnello dei carabinieri Stefano Palminteri. La dirigente avrebbe girato a Raso documentazione riservata sui bandi dell’assessorato e Raso ne parlò con l’ex presidente della Regione: “Totò… Letizia… aveva in anteprima il bando… questo era gli autistici… tu lo devi dare a qualcuno in particolare?” Cuffaro era stato esplicito: “I bandi prima di essere pubblicati li dobbiamo mandare a tutti i nostri amici…”. La conversazione proseguiva sulla valutazione e sulla scelta dei destinatari da agevolare. “… io posso darlo ai politici ai consiglieri comunali alle prime linee e come si chiama…non è che lo possiamo dare a tutti o no…”. Quindi convenivano di preparare una lista: “… fate una lista di 30/40 cristiani a cui man mano esce il bando, li fate cosi…”. Il 7 dicembre 2023 Raso telefonava a un dirigente di vertice della Sispi che è anche legale rappresentante di un’associazione che si occupa di fornire servizi di asilo nido e assistenza diurna per minori disabili e chiedeva se lavorasse anche con persone affette da autismo, dato che era in possesso, in anteprima, di “un bando che è in uscita”. Il 13 febbraio 2024 Di Liberti chiamava Raso: “Secondo me a lui bisogna dirglielo se vuole che lo mandiamo a qualche altro… venerdì lo devo pubblicare”. E Raso rispondeva: “A tutti quelli che c’è da girare… tranquilla non ti preoccupare tu giramela che poi ci penso io”.
Il 14 marzo 2024 Cuffaro riceveva a casa sua un avvocato. Un colonnello aveva bisogno di parlare “… con lui a porte chiuse… per dirmi questo… voglio parlargli… non lo so però… c’è qualcosa…”. Il 15 marzo Cuffaro si recò all’appuntamento in via generale Streva. Si ripeterebbe la storia della talpa investigativa che così a Cuffaro la vecchia condanna per favoreggiamento aggravato alla mafia. Che cosa si dissero emerge dalla conversazione fra Cuffaro e il deputato regionale del suo partito, Carmelo Pace, pure lui indagato. Dopo avere fatto riferimento a qualcuno “molto in alto buttato nei servizi segreti, è quello che ci sta facendo entrare nel…”, Cuffaro riferiva le parole dell’avvocato: “Tutto a posto… a te ti ha detto di stare attento a me… a me ha detto di stare attento a te…“. In realtà dalle parole di Pace emergerebbe che la notizia riservata riguardava la posizione di Vito Raso. Non erano stati convolti né Cuffaro, né Pace: “Non ci entriamo né io né tu…”. Cuffaro aveva delle riserve sulla credibilità di Palminteri che avrebbe cercato di barattare la notizia chiedendogli “di mettere sua moglie in questa cosa del microcredito…”. Il carabiniere gli avrebbe detto che i problemi potevano nascere intercettando altre persone, di cui si circondava: “No, tu non ne hai telefono, però parlano di te gli altri…”.




