TERME, MANGIACAVALLO: “IL BANDO INCLUDA LE STUFE E LA CONCESSIONE MINERARIA NON SIA MONOPOLIO”
“Per le terme l’obiettivo unico rimane sempre quello riaprirle ma anche di assicurare la migliore soluzione, quella più conveniente per tutti, per chi le concede e per chi dovrà gestirle, per i cittadini saccensi e per i fruitori della risorsa”. A sostenerlo è il deputato saccense pentastellato Matteo Mangiacavallo.
“Non si devono regalare al primo che arriva, bisogna ponderare ogni scelta, misurare le soluzioni, adottare le scelte migliori, programmando non solo il futuro delle risorse termali e del patrimonio immobiliare ma anche del termalismo a Sciacca”, aggiunge Mangiacavallo e pone un interrogativo: “Che tipo di termalismo vorremmo nella nostra città?”.
L’attenzione attuale è sul vecchio stabilimento sul Grand Hotel delle Terme, “ma le risorse termale sono rappresentate dalle acque e dalle stufe vaporose”, chiosa Mangiacavallo, sostenendo che “le stufe di San Calogero vanno incluse nel bando perchè sono il bene che rendono uniche le nostre Terme. Non ha senso riaprire tutte le altre strutture senza le stufe”.
Mangiacavallo sollecita il sindaco Francesca Valenti a farsi consegnare subito dalla Regione “il complesso San Francesco, escludendolo dal bando per restituirlo alla città. C’è bisogno di spazi museali ed espositivi nonché di locali da utilizzare per convegni e congressi. Il San Francesco rappresenta il luogo ideale”.
Mangiacavallo, poi, fa riferimento alla concessione mineraria. “Si tenga sempre presente- continua Mangiacavallo – che il nodo principale legato alle Terme di Sciacca è rappresentato dalla concessione mineraria delle acque. In fase di redazione del bando va escluso un regime di monopolio, sul quale noi del M5S siamo pronti ad intervenire anche con le giuste attività legislative. Quando parliamo di futuro del termalismo a Sciacca immaginiamo un termalismo “popolare”, accessibile a tutti, e un termalismo “di lusso” riservato ad un target più alto. Per assicurare investimenti sul termalismo saccense e garantire le nostre acque a chi vuole creare da zero, oltre che a chi vuole valorizzare l’esistente, occorre prevederlo in fase di redazione del bando, suddividendo la concessione mineraria in almeno due porzioni”.