TERME, GIOACCHINO MARSALA: “SERVE UN COLPO DI RENI DEI SACCENSI”

Riceviamo, e volentieri pubblichiamo, la lettera che ci ha inviato il dottore Gioacchino Marsala.

Egregio Direttore, assisto ( senza stupore, per la verità!) all’ ennesimo fallimento della Regione Siciliana sulla delicatissima questione delle Terme di Sciacca. Una vera farsa che continua impietosamente ad andare avanti da troppo tempo e sempre alla insegna della perifrastica attiva: stiamo per…, abbiamo intenzione di…. , etc, etc. con l’unico risultato, ahimè, di produrre terribili figuracce dietro le quali si cela l’assoluta incapacità dei vertici regionali di affrontare seriamente il problema. Nel mentre il degrado delle nostre Terme va avanti inesorabilmente .

Ma non è ora di dire basta? Non è il momento che il cittadino di Sciacca si svegli e con un colpo di reni reagisca di fronte a questa vergognosa presa in giro? Voglio approfittare del Suo giornale per rivolgere pubblicamente un appello a tutti i miei concittadini, al Sindaco, alla Giunta, al Consiglio Comunale ai Parlamentari e a tutte le associazioni politiche e culturali che operano in città perchè si prenda in considerazione, seriamente, l’ipotesi di ricorrere all’ istituto dell’ azionariato popolare, l’unica alternativa che, secondo me, consente accanto ad un intelligente azione politica di restituire le Terme di Sciacca alla città di Sciacca. Come un tempo.

La invito, pertanto, egregio Direttore, a lanciare dal Suo giornale una vera e propria campagna di informazione e di sensibilizzazione in tal senso, vediamo in quanti risponderemo. Io sono pronto! Nel ringraziarLa anticipatamente, Le porgo i miei più cordiali saluti.

Gioacchino Marsala

Gentile dottore, grazie per il Suo contributo. Il Corriere di Sciacca è sempre disponibile a ricevere sollecitazioni al dibattito. Purtoppo, ahinoi, la Città sembra refrattaria a impegnarsi su temi che segnano il futuro della collettività stessa. Una Città affetta da una patologia talmente cronica che parrebbe invano ogni tentativo curativo. E’ una Città che alza gli scudi per cose che, obiettivamente, rapprEsentano l’effimero. E’ una Città che non sogna, non spera, non partecipa. Molto probabilmente, la causa va ricercata nelle classi dirigenti che in questa Città si sono alternate. Molto probabilmente, hanno diffuso un profondo sentimento di sfiducia. Ecco, allora, che domina l’apatia, la rassegnazione. Temi importanti, vitali, per la nostra economia, il nostro sviluppo, entrano nell’oblio.

La cosa dannatamente paradossale è che tale oblio contagia i settori produttivi della Città, i settori che dovrebbero fungere da propulsione. Ecco, manca la propulsione. E’ sconcertante, ma anche sconfortante, il modo di osservare il degrado del nostro futuro da dietro le persiane. Allora, è facile cogliere lamentele che, però, rimangono nell’alveo del bar. Tutto qui. Quando c’è da compiere un passo in avanti, incombe la paura, l’apatia.

Se la Regione ha nei confronti delle nostra importante risorsa un comportamento deleterio, noi ci accontentiamo delle chiacchiere che dalla regione promanano. Ci sentiamo un popolo “spetto”, ma siamo il contrario. Siamo bevitori di parole che tali rimangono, che non approdano a nulla. Mi viene in mente una frase di “uomini” particolarmente “coraggiosi”: “tinitimi sinnò l’ammazzu”.

Lanciamo a tutti gli uomini di buona volontà l’appello a salvare le nostre risorse? Facciamolo. Ma mi creda, non mi attendo grandi adesioni. L’ultima farsa è arrivata oggi, dalla Regione. Stanno “studiando” il metodo ideale per fare il bando. E’ dal 1999 che studiano, anno in cui fu partorita la legge sulla privatizzazione. Sono passati 14 anni, e ancora stanno studiando. Un tempo del genere, all’Università, indica che lo studente è duro di comprendonio.

Rimaniano, ambedue, in attesa di altri contributi al dibattito.

Un cordiale saluto. Filippo Cardinale

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