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Stangata alla mafia dei pascoli: 600 anni di carcere ai 91 boss che razziavano i fondi dell’Unione Europea

MESSINA- I padrini dei Nebrodi organizzavano una grande truffa per fare razzia dei fondi comunitari. La mafia dei pascoli vedeva da una parte i “Bontempo Scavo”, dall’altra i “Batanesi”, due storiche cosche di Tortorici.

Ieri sera, il tribunale di Patti presieduto da Ugo Scavuzzo ha condannato 91 dei 101 imputati a 600 anni di carcere nel processo istruito dai magistrati della procura di Messina, fino a qualche giorno fa diretti da Maurizio de Lucia, oggi a Palermo.

Il blitz di carabinieri e guardia di finanza, scattato nel gennaio 2020, svelò un complesso sistema di società messo in campo dalla mafia dei Nebrodi. La gran parte delle 151 società avevano sede a Tortorici, un paese arroccato sulle montagne. Gli imprenditori prestanome attestavano di possedere centinaia di terreni, non solo in provincia di Messina, ma in tutta l’Isola, anche oltre. Erano false attestazioni.

La mafia più antica di Sicilia aveva già inventato un modernissimo affare: l’occupazione dei pascoli virtuali, con l’obiettivo di aggirare il protocollo voluto dall’ex presidente del Parco dei Nebrodi Giuseppe Antoci per bloccare gli affidamenti dei terreni demaniali a boss e prestanome. Antoci, presente al momento della lettura della sentenza, dice: “Si chiude un cerchio e si scrive una pagina di storia, si libera un territorio. Da quel 2013 non avrei mai immaginato di attraversare una strada così tortuosa, non avrei mai pensato di dover rischiare la vita e perdere la libertà, così come non avrei certamente mai pensato di contribuire a creare una norma dimostratasi devastante per le organizzazioni mafiose”.

 

 

Filippo Cardinale

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