SIMONE DI PAOLA E ALESSANDRO CURRERI, “UN MATRIMONIO FUORI DAL COMUNE?”

La politica offre tanti retroscena, offre palchi sui quali si recita a soggetto, oppure è calcato da personaggi in cerca di autore. Ma la politica sembra trovare la sua sintesi nella poesia di Jacques Prévert, Il paese dei sosia. Leggetela, capirete come la strumentalizzazione politica riesce a confondere le persone. E’ una sana lettura, ma che offre tanti spunti.

Ieri sera, il consigliere di opposizione e pentastellato, ma anche capogruppo del movimento, ha dimostrato tentennamenti sul da farsi. Il da farsi è garantire alla maggioranza ciò che lei stessa non riesce a garantirsi: i numeri per traguardare il numero legale (scusate il bisticcio delle parole). E’ un fatto squisitamente politico, la maggioranza è in chiara difficoltà. Alessandro Curreri tentenna. Dapprima intende rimanere in aula, poi vuole uscire. Infine opta per quest’ultima . Tra diversi momenti, però, non manca uno scontro verbale anche con la sua collega di gruppo, Teresa Bilello.

Alessandro Curreri ha diverse volte presentato, insieme alla Bilello, proposte costruttive per la città. Tutte bocciate, specie quando la maggioranza aveva ancora i numeri. Recentemente, le sirene che sembrano attrarre Curreri verso la maggioranza hanno la sembianza del “matrimonio fuori dal Comune”. Ovvero, la possibilità di celebrare il rito civile anche fuori il Palazzo di Città.

Oggi pomeriggio, un post di Simone  Di Paola è in direzione di difesa (al capogruppo Pd va riconosciuta l’eterna toga del difensore) di Alessandro Curreri. Quasi l’apertura di un processo di beatificazione. Se non fosse per l’evidente esigenza di assicurarsi “una ruota di scorta” per assicurare il cammino alla maggioranza, sembrerebbe una pura pagina del libro Cuore.

E allora, ad un cronista che osserva la scena politica da tanto tempo, e anche per i capelli bianchi che non lasciano più spazi a zone nere, non può sfuggire un pò di satira. Che il post di Simone Di Paola sia l’anteprima di quel “matrimonio fuori dal Comune” tanto ambito?

Filippo Cardinale

Ecco il post di Simone Di Paola che osanna Alessandro Curreri.

Premetto: non sono un fan di Alessandro Curreri, ne lui ha bisogno di avvocati d’ufficio, giacché ha grinta e temperamento da vendere. Sono un suo amico, che in questi anni ha imparato a conoscerlo ed apprezzarne le sue doti. Soprattutto sono un estimatore del Consigliere comunale Curreri e, sia ben inteso, lo sono anche quando non sostiene le proposte della mia amministrazione comunale: sono un suo estimatore perché Alessandro è sempre vero ed autentico in tutto ciò che fa, non ha retropensieri, non fa calcoli politici di convenienza e non cerca gli applausi o la ribalta a tutti i costi; lo ammiro perché mette passione e straordinaria determinazione in ogni sua battaglia, non per farsi pubblicità, ma solo perché in cuore suo la considera un bene per la sua città e la porta avanti, senza sosta, senza risparmiarsi; lo stimo perché lui è un vero consigliere comunale, uno che mette la sua città e ciò che lui considera fatto per il bene di Sciacca al di sopra di tutto, anche a costo di rischiare processi di piazza.

Alessandro, da ciò che mi è dato sapere, ama profondamente il suo Movimento ed è legato in modo indissolubile alle idealità forti che ne hanno animato il cammino politico; ed io che mi sono sempre ritenuto un uomo di partito so bene quale onore sia rappresentarlo nelle Istituzioni. Alessandro, da quel che ho visto, ha sempre onorato i suoi doveri di rappresentanza con serietà e coerenza; non ricordo una sola volta in cui Alessandro è stato, come oggi ingiustamente è stato definito, una stampella di qualcuno! Ma ci deve essere un limite a questa sorta di vincolo di rappresentanza, ed è quando si fa i conti con la propria coscienza; quando, cioè, determinate scelte, seppur provenienti dal tuo partito di appartenenza tu le consideri sbagliate o non coincidenti con gli interessi della tua città, tu devi avere il coraggio di scegliere, di prendere una decisione. Ebbene, Alessandro Curreri, in questi casi ha sempre scelto ciò che nella sua testa, considerava più giusto per Sciacca ed ha sempre difeso la sua autonomia di pensiero ed il suo diritto di decidere, senza mai venir meno ai suoi doveri.

Questo è accaduto ieri; fra le altre cose va detto che, quando al primo appello Alessandro Curreri ha scelto di restare in aula, a meno che egli non sappia contare, sapeva benissimo che, nonostante la sua permanenza, non c’erano i numeri per proseguire. Così come al secondo appello, seppur la sua decisione è andata contro i desideri della mia parte politica, ne ho apprezzato l’onestà intellettuale nell’abbandonare l’aula, non per timore di subire reprimende o censure, ma in forza di una motivazione politica nobile, cioè che senza l’intera opposizione non si sarebbe potuto svolgere serenamente il Consiglio.

Ora, visto che non voglio dire ad altri come dovrebbero comportarsi, tuttavia mi sento libero di esprimere un mio pensiero personalissimo: io, da cittadino, un consigliere comunale del genere lo vorrei sempre al suo posto, perché sarei sicuro della sua onestà intellettuale ed attaccamento alla comunità; da militante di un partito ( o movimento) mi sentirei fiero di essere rappresentato da lui; da leader o alto dirigente politico me lo terrei stretto perché, nel bene o nel male, nel dissenso o nella condivisione, saprei di avere dinanzi un uomo ed una persona seria.