Secondo la Squadra Mobile di Agrigento e la Dda di Palermo, Giuseppe Lo Mascolo, morto ieri mattina in ospedale un giorno dopo avere ottenuto gli arresti domiciliari, era un personaggio di spicco della locale famiglia mafiosa. Una sorta di vice capo della cosca di Siculiana, secondo solo al presunto nuovo capo mafia del paese Antonino Gagliano, di 40 anni. Come scrivono i giudici della Dda, Vaccaro e il quarantenne Gagliano sono “pericolosi e al vertice di Cosa Nostra agrigentina”.
Cognato di Pasquale Vento, storico capomafia siculianese condannato in seguito all’operazione Marna di qualche anno, Lo Mascolo era sotto intercettazione sino a pochi giorni prima dell’operazione “Nuova cupola”, che martedì scorso ha portato in carcere una cinquantina tra boss e picciotti delle cosche agrigentine. Nelle pagine dell’ordinanza viene ricostruito il tentativo di bonificare dalle cimici la sua abitazione, compiuto lo scorso 16 maggio dallo stesso Lo Mascolo, aiutato dall’agente di polizia penitenziaria Rosario Bellavia, finito anche lui in carcere.
Era accaduto il 16 maggio scorso quando i vigili del fuoco si sono presentati a casa sua per un controllo. In realtà insieme ai veri pompieri, vi erano camuffati anche veri poliziotti. E la casa di Lo Mascolo venne imbottita di microspie. All’anziano capo mafia non sfuggì quel movimento sospetto e chiamò Bellavia, esperto di bonifiche, che con uno scanner passò al setaccio l’intero appartamento riuscendo a localizzare le cimici. Nelle pagine dell’inchiesta “Nuova cupola” anche un incontro tra Antonino Gagliano e Giuseppe Lo Mascolo, dove i due parlano di eliminare un siculianese che avrebbe ucciso a colpi d’arma da fuoco alcuni cavalli all’interno della tenuta di un soggetto ritenuto vicino alla locale famiglia mafiosa.
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