SI LOTTA PER L’ACQUA PUBBLICA, MA CONTRO CHI?

Tutti vogliamo l’acqua pubblica, non se ne trova uno solo che non la vuole in una storia pirandellina nella quale è difficile capire chi è l’avversario da vincere per raggiungere la vittoria. Intanto in questa sorta di lotta tra neri in una notte senza luna, il servizio non migliora e ne aumentano i costi.

Fino a ieri dall’altra parte della barricata potevano individuarsi alcuni imprenditori che hanno messo le mani sulla gestione del servizio, oggi questi soggetti sono stati sostituiti, con un provvedimento del Prefetto di Agrigento, dai Commissari. Bene inteso è che l’attuale pezzo dello Stato è in attesa, ormai da mesi, delle decisioni dell’Ati idrico di Agrigento sulla nuova gestione del servizio idrico integrato. Alla luce di queste novità, oggi chi è il nemico da lottare e da vincere? Di significativa importanza è individuare il contendente, viceversa sarà lotta infinita contro i mulini a vento. Ovviamente, lo Stato con la Magistratura, il Prefetto e i Commissari, ha le idee chiare sull’argomento, fatto questo già abbondantemente dimostrato, ai quali, sicuramente, si aggiungeranno altri fatti a dimostrazione delle sue idee chiare.

Non se ne sta ferma un’altra parte dello Stato, in particolare, quella delle associazioni a difesa di un servizio di qualità accessibile a tutti.

Ha indossato i panni dell’investigatore alla ricerca del Bastian contrario, l’avvocato Giuseppe Di Miceli che prima ha bussato alla porta dell’Ati senza apprezzabili risultati e recentemente ha chiesto alla gestione prefettizia quali sono le maggiori criticità nella gestione del servizio idrico integrato. E mentre Di Miceli sta lavorando, nella prima decade di Maggio avrà un secondo incontro con i commissari prefettizi, il Coordinamento Titano, in una sua nota stampa inizia a ricostruire i tratti fisionomici dell’avversario al percorso per l’acqua pubblica.

LO STATUTO DELL’ATI CONTIENE ANCORA ARTICOLI CASSATI DALLA CORTE COSTITUZIONALE. “Potrà sembrare inverosimile – dice il Coordinamento Titano – ma invece è amara realtà: lo statuto dell’Ambito Idrico è ancora come è nato. Lo Statuto dell’Ati continua a rappresentare aspetti che, ormai, da anni sono stati cassati anche dalla Corte Costituzionale. Il capolavoro è rappresentato dall’articolo sette, comma 2  dello stesso statuto che parla di pluralità di soggetti gestori, parla di sub ambiti, di coordinamento da parte di ATI della moltitudine di gestori del servizio. Siamo convinti che anche questo non ci aiuta nel processo di integrazione tra soggetti non consegnatari e gli altri comuni, finora gestiti dal privato. Oggi i comuni che hanno gestito in proprio, continuano a citare lo Statuto quale punto sostanziale a sostegno delle proprie tesi”.

Titano denuncia la problematica e suggerisce la soluzione. “Noi – continua Titano – pensiamo invece che vada fatta immediata ed estrema chiarezza su tanti punti e lo Statuto rivisitato e corretto secondo le normative vigenti e i pronunciamenti della Corte Costituzionale sia un buon inizio. Oggi, in molti, teorizzano procedure e percorsi che non stanno ne in cielo ne in terra. Chi se non l’ATI, ha l’ obbligo istituzionale di chiarire e mettere al loro posto i paletti ineludibili, nel rispetto delle leggi, per arrivare ad una gestione efficace, efficiente ed economica”.

“Ci preoccupa e non poco, inoltre, la condizione economico-finanziaria in cui si trova il Gestore Unico, in questo momento e che temiamo possa collassare da un momento all’altro. Ci pare però – conclude il coordinamento Titano – che detta situazione non trovi rispondenza nelle azioni che l’ATI dovrebbe mettere celermente in atto, nel più breve tempo possibile, per offrirci il  nuovo gestore”.

Franco Pullara