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“SCIACCA TERME”, PER ORA NIENTE SOLDI. SI CHIEDE RINVIO DEL REFERENDUM

Ma quanto sta a cuore dei saccensi la tematica Terme? Nel 2003 si celebrò il referendum e fu un flop. Ma la città, inoltre, sembra apatica rispetto alla questione che affligge da anni l’importante risorsa del territorio

Nonostante ci sia la volontà politica di celebrare il referendum per aggiungere “Terme” al nome della città, si è costretti a chiedere uno slittamento della data per lo svolgimento del referendum, previsto dal decreto della Regione per il prossimo 15 febbraio. E domani, intanto, il presidente del Consiglio comunale Calogero Filippo Bono ha convocato la conferenza dei capigruppo per decidere il da farsi. L’obiettivo è di trovare una soluzione politica comune che rinvii il referendum ad una tornata nazionale sempre nel 2015. Insomma, referendum si, ma non a carico delle casse comunali. Il costo per la celebrazione del referendum è di 90mila euro. Somma attualmente non disponibile.

Purtroppo, nella nostra città c’è da fare un’amara considerazione, frutto anche del risultato del 2003, quando con la giunta Cucchiara si celebrò il referendum. I saccensi che andarono a votare furono meno del 50%. Un flop che contiene anche una certa “disaffezione” della città rispetto alla questione Terme. Del resto, è questa una sensazione che si concretizza ogni qualvolta si chiede partecipazione alla città nel difendere le Terme.

Che esse siano una preziosa risorsa del territorio è riconosciuto da tutti. Ma c’è una certa “distanza” dalla questione, molto probabilmente perchè i saccensi ritengono le terme una “cosa politica”, gestita negli anni non in modo soddisfacente per una vera e attesa valorizzazione della risorsa e del territorio.

Insomma, i saccensi considerano le terme “una cosa della politica” e da qui nasce quell’apatia che si fa sempre più consistente. Del resto, le vicende degli ultimi anni hanno avvalorato la sensazione percepita dai saccensi, e la politica si è rivelata incapace di affrontare in modo risolutivo tutta la vicenda che culmina con un preoccupante degrado delle strutture termali.

 

Redazione Corriere

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