Sciacca, raffica di accuse al sindaco Termine: il consiglio comunale segna la fine del progetto politico del 2022

Dai consiglieri Pd la richiesta di dimissioni. Il sindaco Fabio Termine alla fine ha rinunciato a replicare. Per i cittadini elettori di centrosinistra, resta l’amara constatazione: ogni progetto della parte politico a loro vicino si sfalda, anche quando il centrodestra vive a sua volta una fase di crisi per le difficoltà dei loro riferimenti politici regionali.

SCIACCA. La seduta del consiglio comunale di Sciacca, convocata per la relazione annuale sull’attività amministrativa, si è trasformata in un vero e proprio processo politico al sindaco Fabio Termine. Un dibattito acceso, nato dalla crisi interna alla maggioranza dopo la revoca di tre assessori – due dei quali espressione del Partito Democratico, lo stesso partito del primo cittadino – che ha segnato una frattura ormai insanabile.

Dall’area Pd estromessa dalla giunta è arrivata la richiesta di dimissioni, sostenuta solo da pochi esponenti del centrodestra, che pure hanno contestato duramente Termine. La seduta ha certificato la fine del progetto politico avviato nel 2022, quando il centrosinistra aveva conquistato la città. La riunione del direttivo Pd prevista per il 27 novembre, indicata come momento di chiarimento, appare ormai inutile: la spaccatura è netta e la mozione di sfiducia, proposta un anno fa dal consigliere indipendente Raimondo Brucculeri e allora ignorata, torna oggi come ipotesi concreta. Il sindaco, nella sua relazione, ha tentato di ottenere consensi citando più volte la collaborazione del consiglio comunale, ma il tentativo è fallito. Mai era accaduto che l’intero consiglio criticasse apertamente un sindaco. A difenderlo è rimasto il solo Fabio Leonte, unico consigliere comunale rimasto al suo fianco, oltre che prezioso assessore di riferimento.

Termine si avvia ad affrontare giorni difficili: dovrà nominare tre nuovi assessori, pescando tra le poche figure rimaste nel suo entourage, e tentare di portare a termine il mandato. Ma senza un intervento dei vertici regionali del Pd, la crisi appare ingestibile. La segreteria regionale, che pure aveva sostenuto l’ingresso di Termine nel partito, difficilmente troverà strumenti per contrastare l’influenza del capogruppo all’Ars Michele Catanzaro, a cui fanno riferimento i due assessori licenziati e quattro consiglieri, e forte di un’ampia deputazione. Intanto, tutti i consiglieri hanno difeso l’operato degli assessori revocati, Simone Di Paola, Valeria Gulotta e Alessandro Curreri, ma anche Salvatore Mannino, estromesso un anno fa. Tutti hanno giudicato positivo il loro lavoro e tutti si sono stupiti nel vedere un sindaco mandare via persone che hanno lavorato con impegno e passione. Quando si è arrivati al voto sulla relazione, l’ex coalizione di centrosinistra ha votato favorevolmente per rispetto degli assessori revocati che hanno contribuito alle attività. Il sindaco Fabio Termine ha rinunciato a fare una replica.

Per i cittadini elettori di centrosinistra, che nel 2022 avevano esultato per la vittoria elettorale, resta l’amara constatazione: ogni progetto della parte politico a loro vicina si sfalda, anche quando il centrodestra vive a sua volta una fase di profonda crisi per le difficoltà che stanno affrontando i loro riferimenti politici regionali.