Confermate diverse sentenze di condanna di primo grado. La Corte di Appello ha anche riformato alcune sentenze e confermate diverse assoluzioni
Il dispositivo è stato letto nel tardo pomeriggio di oggi. Si tratta del troncone del processo che si era svolto a Sciacca con il rito ordinario. Questo il dettaglio.
Sono state confermate le condanne di primo grado per Vito Bucceri (Castelvetrano, di 39 anni) 12 anni di carcere; Vitino Cascio (Santa Margherita Belice di 69 anni) 12 anni e 6 mesi; G iovanni Campo (Menfi, di 49 anni) 13 anni e 4 mesi; Filippo Campo (Menfi, di 43 anni) 12 anni; Pasquale Ciaccio (Santa Margherita Belice, di 45 anni) 12 anni e 8 mesi; Giuseppe Falsone (Campobello di Licata, di 41 anni) 10 anni e 6 mesi; Francesco Fontana (Palermo, di anni 74) 12 anni e 6 mesi; Giuseppe La Rocca (Caracas, di anni 57) 12 anni e 8 mesi;
la Corte di Appello ha accolto la richiesta dell’aggravante del sesto comma dell’art. 416 bis (attività economiche frutto di delitti) per Mario Davilla (Burgio di 46 anni) 11 anni di carcere; Giovanni Derelitto (Burgio, di 61 anni), 18 anni di reclusione (15 anni in primo grado).
Condanna anche per Rosario Cascio a 12 anni di reclusione in continuazione con una pena precedente.
Antonino Perricone (Burgio, di 57 anni) è stato assolto dall’accusa di mafia e condannato a 4 anni per detenzione di armi. Per lui è arrivata anche la scarcerazione. Tommaso Militello (Palermo, di 48 anni) è stato assolto dall’accusa di mafia e condannato a 4 anni per estorsione. L’assoluzione arriva anche per Giuseppe Monreale (Sciacca, di 42 anni) e per Giuseppe Clemente (Sciacca, di anni 41). Assoluzione dall’accusa di mafia per Michele Di Leo (Sciacca, di 47 anni), che è stato condannato a 1 anno per l’incendio dell’auto all’imprenditore Bono di Sciacca. Confermate le assoluzioni di Biagio Smeraglia (Ribera, di 48 anni), Nicolò Di Martino (Ribera, 75 anni), Antonino Maggio (Sambuca di Sicilia, 49 anni) e Domenico Sandullo (Sciacca, 56 anni).
Per il penalista saccense Giovanni Vaccaro, difensore Di Perricone, Maggio, Di Martino e Giuseppe Clemente, “la sentenza riconosce la non appartenenza alla mafia per i miei assistiti”.
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